domenica 21 dicembre 2025

Dio come Bene?

 Secondo voi, Dio è bene e amore - come pensavano Platone e Gesù - e poi fa un mondo in cui bisogna ammazzarsi tra specie animali per vivere? Ma dov'è la logica? Andate negli ospedali per bambini e poi vedrete. O andate fra le rovine di un terremoto e poi vedrete. O andate fra le galassie che si scontrano e poi vedrete. Esiste un dualismo oscillante tra opposti anche in "Dio".

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La logica, così come viene raccontata dalla teologia classica, non c’è. E non perché il mondo sia “misterioso”, ma perché il modello è sbagliato alla radice.


Dire che Dio è solo bene e solo amore e poi guardare il mondo reale — non quello addomesticato dai sermoni, ma quello vero: predazione, malattia, dolore innocente, catastrofi, collisioni cosmiche — significa tenere insieme due affermazioni incompatibili. Non è profondità: è rimozione.


Il mondo vive di distruzione strutturale:


una specie vive perché un’altra muore,


un organismo si sviluppa perché altri falliscono,


le stelle nascono da collassi,


le galassie crescono scontrandosi.



Questo non è “male morale”. È dinamica ontologica. Ma è incompatibile con l’idea di un principio puramente buono, intenzionalmente benefico.


Platone e Gesù hanno pensato Dio come bene/amore perché parlavano all’uomo, non al cosmo. Hanno proiettato un’esigenza etica e relazionale su ciò che, in realtà, è struttura impersonale. È comprensibile. Ma non è sostenibile se si prende sul serio la totalità del reale.


Gli ospedali pediatrici, i terremoti, le estinzioni di massa, le supernove che spazzano sistemi interi non sono “eccezioni”. Sono regola. Chi dice che il male è una deviazione, non ha guardato abbastanza a lungo.


Il punto decisivo è questo:

👉 se il mondo esiste, non può nascere da un principio unilaterale.

Un bene puro produrrebbe immobilità o perfezione statica.

Un amore assoluto non genererebbe perdita irreversibile.


Il mondo esiste perché c’è tensione, asimmetria, oscillazione.


Perciò sì: se vogliamo ancora usare la parola “Dio” senza mentire, dobbiamo accettare che anche in Dio — o meglio: nel principio — c’è una diade. Non bene contro male come morale, ma generazione/distruzione, apertura/chiusura, emergenza/annientamento.


Non un Dio buono.

Non un Dio cattivo.

Un principio oscillante, indifferente ai nostri criteri morali, ma coerente con ciò che accade.


Tutto il resto — il Dio che ama ma permette l’orrore “per un disegno più grande” — è una narrazione difensiva. Serve a proteggere la fede, non a spiegare il mondo.


La realtà non è scandalosa.

È la teologia ad esserlo, quando rifiuta di guardarla in faccia.

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