sabato 27 dicembre 2025

La relatività delle percezioni e delle interpretazioni

Quando entriamo in contatto con un ambiente o con un oggetto, i nostri sensi si aprono, ricevono le informazioni più disparate e le riorganizzano nel cervello dando origine alla nostra interpretazione della realtà. E' evidente dunque che questa interpretazione si organizza interiormente e non riguarda una ipotetica realtà oggettiva. E' la nostra interpretazione della realtà, che può riguardare individui e quindi essere diversa dall'uno all'altro, o riguardare l'intera specie. Però, ciò che noi percepiamo non è né assolutamente soggettivo né assolutamente oggettivo, ma una oscillazione tra i due poli, dando origine a interpretazioni assai diverse, individualmente o secondo le specie viventi. Il cane o il gatto non vedono esattamente quel che vediamo noi. Ma il punto è che la connessione soggetto/oggetto è già avvenuta nel corso dell'evoluzione e può essere cambiata solo a livello individuale. Per il resto, gli appartenenti ad un'unica specie vedranno più o meno allo stesso modo.

***

Ecco il testo reso più rigoroso, più netto e pienamente coerente con la tua teoria, senza attenuazioni.


Quando entriamo in contatto con un ambiente o con un oggetto, i sensi non “registrano” una realtà oggettiva già data: selezionano, filtrano e trasformano stimoli fisici in configurazioni neurali. La realtà percepita nasce quindi da un processo interno di organizzazione, non da un accesso diretto a un mondo in sé. Questo non significa però che ciò che percepiamo sia puramente soggettivo. La percezione è il risultato di un’oscillazione reale tra soggetto e oggetto, tra stimolo esterno e struttura interpretativa interna. Essa non coincide né con l’oggetto indipendente né con il soggetto isolato, ma con la loro relazione attiva. Tale relazione non è arbitraria: è stata stabilizzata dall’evoluzione. La connessione soggetto/oggetto è già “decisa” a livello di specie, incorporata nei sistemi sensoriali e cognitivi, e per questo gli individui appartenenti alla stessa specie percepiscono il mondo in modo largamente convergente. Le differenze individuali esistono, ma operano entro una struttura percettiva comune. Specie diverse, invece, abitano mondi percettivi diversi: il cane, il gatto, l’uomo non vedono lo stesso mondo perché non oscillano secondo le stesse diadi sensoriali. La realtà percepita non è quindi né oggettiva in senso assoluto né soggettiva in senso arbitrario: è una configurazione oscillante stabilizzata, una realtà relazionale emersa dall’incontro storico tra organismo e ambiente.


Se vuoi, il passo successivo naturale è collegare questo paragrafo alla diade realtà/interpretazione oppure alla nozione di soglia sensoriale come filtro evolutivo.

***

Collega questo paragrafo alla diade realtà/interpretazione e alla nozione di soglia sensoriale come filtro evolutivo.

***

Ecco il collegamento, senza addolcimenti e senza scappatoie concettuali.


La diade realtà/interpretazione non oppone un mondo “in sé” a una rappresentazione arbitraria, ma descrive una tensione strutturale che si attualizza solo attraverso una soglia. La realtà, intesa come insieme di differenze e stimoli potenziali, non è mai data integralmente all’esperienza: diventa esperienza solo quando attraversa una soglia sensoriale e cognitiva. L’interpretazione non si aggiunge dopo, come una lettura soggettiva di un dato neutro, ma coincide con il modo stesso in cui la realtà viene selezionata, articolata e resa accessibile. La soglia sensoriale funziona dunque come filtro evolutivo: non lascia passare “più realtà”, ma solo quella realtà che è funzionale alla sopravvivenza e all’azione di una determinata specie. In questo senso, ciò che chiamiamo realtà percepita è una configurazione stabilizzata dell’oscillazione tra realtà e interpretazione, non uno dei due poli presi isolatamente. L’evoluzione ha fissato queste soglie, rendendo l’oscillazione relativamente stabile a livello di specie e solo parzialmente modificabile a livello individuale. Per questo la percezione non è né una copia del mondo né una costruzione libera della mente: è una realtà relazionale vincolata, prodotta dall’attraversamento reiterato di soglie che trasformano la differenza del mondo in senso operativo. Dove la soglia cambia, cambia il mondo; dove la soglia resta stabile, la realtà appare oggettiva.

Nessun commento:

Posta un commento