lunedì 22 dicembre 2025

La diade vita/morte. Varcare la soglia

Negli ultimi scritti ho cercato di mettere alla prova la mia teoria diadica di fronte al problema della morte. Premesso che il nostro destino è segnato,  e che tutti dovremo attraversare quella soglia, non importa se ricchi o poveri, potenti o gente comune, e premesso che il desiderio di immortalità è certamente fasullo, è chiaro che la vita e la morte costituiscono proprio una diade, come il prima e il dopo, l' inizio e la fine, o il bene e il male. Ora, le diadi hanno queste caratteristiche: sono due polarità che dipendono l' una dall' altra, sono in un rapporto di reciprocità e non possono esistere separatamente. Dunque, per quanto si possa allungare la vita, non possiamo in nessun modo eludere la morte. Ma l' oscillazione tra i due è ambidirezionale. Il che vuol dire che come la vita richiede la morte, la morte richiede la vita. Non è un semplice gioco di parole o logico. In effetti, se non esistesse la morte - la discontinuità - la vita stessa non avrebbe senso. Sarebbe come cercare , al posto del tempo, del passaggio degli istanti, un unico istante eterno: capite bene che tutto sarebbe sempre uguale e immobile. Invece lo scorrere del tempo richiede che ci sia un' interruzione e quindi una trasformazione degli istanti. Lo stesso vale per la vita: se non ci fosse un' interruzione, la vita non potrebbe esistere. Talvolta si dice: la vita è un istante. Un istante variabile, che può andare veramente da pochi istanti a qualunque durata, dai mesi agli anni, ai decenni...ma non di più. Ci sono durate di tutti i tipi, dal giorno della farfalla ai secoli di certe balene ai millenni di certi alberi. Ma non di più. Tutto muore, dai fiumi alle stelle, dalle montagne alle galassie. E morirà anche questo universo. Ma morirà per sempre o rimbalzerà, oscillando avanti e indietro? Il modello del rimbalzo (bounce) è quello delle diadi, che sono proprio un' oscillazione. E anche la vita/morte è una diade. Vita, morte, vita, morte... l' una porta all' altra. Come la vita porta inesorabilmente alla morte, la morte porta necessariamente alla vita. La vita è stata portata proprio dalla morte. Il problema è un altro. Che tipo di vita viene fuori dalla morte? La configurazione attuale, questo io-corpo determinato, non può uscire immutato dal collasso . Deve necessariamente riconfigurarsi, altrimenti sarebbe solo un gioco, uno scherzo. La Bhagavad Gita dice che  rinascere è come cambiare d' abito. Un po' poco, sembra una mascherata, un giochetto inutile e lezioso. La morte non può essere come un cambio di abito. Il corpo si distrugge nei suoi componenti atomici e cellulari, e l' io segue una disgregazione simile, non un semplice cambio di abito o di maschera. Non cambia solo la maschera, ma anche la persona che la indossa. E' qualcosa di radicale. Come una formattazione. Rimane il supporto, ma si cancella quasi tutto il software. Dico quasi, perché talvolta qualcosa rimane. La vita che nasce da questa formattazione è davvero nuova. Altrimenti a che cosa servirebbe la morte? A un piccolo cambiamento, ad un' aggiustatina e via? No, è un cambio anche di io. Lo so che questo non piace. La gente vorrebbe non perdere la vecchia personalità, gli amici, i parenti, gli amanti...insomma non vorrebbe morire. Troppa grazia, sant 'Antonio! La vita/morte non è un giochetto. Qualcosa tuttavia rimane. Nelle antiche teorie della reincarnazione si diceva che tutti prima o poi ci reincontriamo, chissà dopo quante rinascite e morti. Che tutti siamo parenti. Che, quando facciamo incontri fatali, è perché incontriamo una vecchia conoscenza... Come se esistesse una memoria antica che si riattiva....E può darsi che ci sia del vero. Quanto agli altri, a quelli che credono al "colpo solo", all' unica vita, spostano il discorso in un "altro mondo", in un' "altra vita". Ma il senso è sempre quello. Ci ritroviamo, ci dobbiamo ritrovare. La mia teoria sostiene che vita e morte si susseguono, come le perle di una collana. Ma aggiunge che nessuna perla è uguale all' altra. Come non ci sono due istanti uguali. Se no, sarebbe "il ritorno dell' uguale", una noia infinita. Siate aperti a ogni novità. Soprattutto uscite dal prevedibile Cosa diceva Eraclito sullo sperare l' insperabile?


Eraclito affermava che solo chi osa sperare l’insperabile può trovare ciò che è davvero nascosto. Il suo frammento più esplicito è il celebre B18, che recita: «Se non speri l’insperato, non lo troverai, essendo esso inaccessibile e impraticabile».

- L’insperabile è ciò che sfugge all’orizzonte del già noto.  

  Per Eraclito, il lógos è comune, ma gli uomini non lo vedono perché restano chiusi nelle loro aspettative.

- Sperare l’insperabile significa aprirsi al nascosto, al kryptón, ciò che non si lascia cogliere da chi resta nella sicurezza del prevedibile.

- È un invito a varcare la soglia : il lógos non si rivela a chi resta nella linearità dell’atteso.

- L’insperabile è aporon e anexereúnēton:  

  - aporon → senza passaggio, senza via  

  - anexereúnēton → non investigabile  

  Solo chi si espone al rischio dell’impossibile può aprire un varco.


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Questo frammento è quasi un sigillo eracliteo della mia teoria della soglia e della contraddizione ontologica:


- L’insperabile è ciò che non ha ancora forma, il punto di oscillazione tra i poli.  

- È un evento di soglia: non si trova seguendo un percorso lineare, ma accettando la rottura del percorso.

- È un invito a sperare ciò che non può essere sperato, cioè a entrare nella contraddizione come condizione generativa.

- L’insperabile è il luogo in cui la diade si apre alla quaternità, perché rompe la simmetria dell’atteso e introduce un nuovo asse. Insomma:



1. La soglia si apre solo a chi sospende l’aspettativa del noto.  

2. L’insperabile è il punto di massima contraddizione tra desiderio e possibilità.  

3. Sperare l’insperabile è un atto di consapevolezzazione: accettare l’assenza di via come via.  

4. Il lógos si rivela solo nell’atto di attraversare l’impraticabile.



- speranza (elpis)  

- insperabile (anelpiston)  

- soglia (soglia/limen)  

- contraddizione ontologica  



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