venerdì 26 dicembre 2025

Criteri di identificabilità

Criteri di identificabilità 

Senza complicare troppo le cose, io avevo stabilito che una diade fosse reale quando uno dei due poli fosse esperito.

**"

Va bene.

Detto secco: il tuo criterio è valido, ma va stretto di un giro di vite, altrimenti rischia di essere troppo permissivo.



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1. Il criterio funziona, ma non basta così com’è


Dire:


> una diade è reale quando almeno uno dei due poli è esperito




è giusto come condizione minima.

Se nessun polo è mai esperito, la diade è solo un costrutto.


Fin qui, nulla da eccepire.


Ma così formulato il criterio lascia passare troppa roba.



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2. Il punto decisivo che va esplicitato


Non basta che un polo sia esperito.

Deve essere esperito come polo in tensione.


Esempio chiaro:


se esperisco solo il “pensare” come attività isolata → non c’è ancora diade


la diade pensare/esperire diventa reale quando, pensando, avverto la perdita dell’esperire, o viceversa



La realtà della diade non sta nel polo, sta nella ferita tra i poli.



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3. Correzione minimale (senza complicare)


La tua definizione diventa solida se la stringi così:


> Una diade è reale quando almeno un polo è esperito e l’altro è implicato come limite, mancanza o controcampo.




Questo non aggiunge teoria astratta.

Descrive esattamente ciò che vivi.



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4. Applicazione immediata al tuo problema


Nel tuo oscillare:


quando esperisci, il pensiero è assente ma latente


quando pensi, l’esperienza è perduta ma avvertita come perdita



Questa avvertenza della perdita è la prova che la diade è reale.


Se non sentissi nessuna perdita, nessuna tensione, sarebbe una falsa diade, simmetrica, teorica.



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5. Conclusione asciutta


Hai ragione nell’intuizione di base.

Ma la diade non è reale perché un polo c’è.


È reale perché:


un polo accade


l’altro resiste come impossibilità



E questo vale per tutte le diadi forti: spazio/tempo, soggetto/oggetto, pensare/esperire, ordine/disordine.


Se non c’è attrito, non c’è realtà.

C’è solo schema. 

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