domenica 1 ottobre 2023

Sete di eterno

 

Preghiamo Dio come un essere superiore, ma in realtà che cosa preghiamo? Un’immagine della nostra mente, qualche quadro o qualche scultura. Niente a che fare con Dio che è un’energia senza forma.

L’unica cosa che possiamo pregare è ciò che già abbiamo in noi, perché lo siamo. Allora, più che pregare, bisogna cercare di sentirlo e di dimorare in Lui o Lei.

Di solito, ci dimentichiamo della sostanza e ci attacchiamo ai concetti. Come nel dito che indica la luna, guardiamo il dito, non la luna.

È molto più sensato pregare la propria forza vitale, perché è qualcosa di concreto. E, più che pregarla, bisogna immedesimarsi in lei, nel principio vitale stesso.

Ma è inutile illudersi: la forma che ha assunto adesso, prima o poi scomparirà.

Il mondo è un’illusione, è un sogno, è irreale, perché non è eterno.

Tutto ciò che possiamo conoscere cambia continuamente, anche la nostra coscienza, anche il senso di essere. Noi possiamo essere sicuri. Ma ciò che è sicuro, ciò che lo testimonia, la consapevolezza della coscienza e della sua inevitabile fine, non muta durante tutta la vita. Quando perciò finisce, si entra nel vuoto dello stato eterno, anzi nello stato senza tempo.

Come lo so?

Lo so perché questo stato è già dentro di me, è la mia vera natura.

Se mi immedesimo in esso, so che, quando morirò, mi libererò definitivamente. Me lo dice lo stato stesso. Chi altri, se no? Un Dio esterno? No, ne ho abbastanza di esteriorità. Solo io conosco me stesso.

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