Se ci domandiamo che stato ci sia all’inizio dell’universo,
possiamo partire tanto dall’essere quanto dal non-essere. E dirci che al
principio c’è un non-essere, un vuoto, da cui poi spuntano spontaneamente , per
frizione o fluttuazione, l’essere, il divenire e tutte le forme che vediamo;
oppure un essere formato comunque da vuoti e buchi. Ma in fondo si tratta di
concetti astratti, di principi filosofici, di curiosità intellettuali, che
lasciano il tempo che trovano.
L’argomento che l’essere è eterno e il non-essere non può
essere, per noi è un argomento teorico.
L’unica cosa che possiamo dire che l’alternanza
essere/non-essere ha un andamento ciclico, dinamico, oscillatorio. Non c’è un
essere o un non-essere, ma un continuo oscillare di qualcosa che è unico e che
si presenta ora in un modo e poi nell’altro, scambiandosi le parti, come nel
simbolo taoista dello yang-yin.
Ciò che conta ed è evidente, è che ora abbiamo il senso di
essere e poi lo smarriremo perdendo il corpo, la mente, la coscienza e
precipitando in quello che per noi è il vuoto o il niente o il non-essere. Che
cosa ci sia dopo, non lo sappiamo. C’è chi immagina o spera in un'altra vita e
c’è chi dice che non ci sarà niente – niente di noi, della nostra individualità.
Le cose possono anche continuare, ma noi no. E, allora, che ci
frega?
Il problema ha angustiato gli uomini da quando hanno coscienza
di essere, perché contemporaneamente hanno la certezza di morire, cioè di poter
finire nel non-essere.
C’è chi parla di un’anima o di un principio sottile che ci
sopravvive, ma, in ogni caso, il corpo svanisce. E non sappiamo se svanirà
anche la nostra identità – l’unica cosa che ci interessa veramente.
Di qui la fortuna delle religioni che promettono una vita
eterna. Ma chi ne è sicuro? Potrebbe anche essere tutta un’illusione.
Anche nel caso che ci si fonda con l’Assoluto, della nostra
individualità non resterà nulla, come l’onda che per un attimo si è alzata dal
mare e poi ritorni nel mare. Che ci importerà, allora? Non saremo più!
A noi piacerebbe sopravvivere come individui e re-incontrare gli
altri individui che abbiamo conosciuto in questa vita. Di tutto il resto ci
importa poco, perché non lo capiamo.
Già, ma le prove non ci sono. Non c’è nemmeno la certezza che i
nostri migliori sogni si realizzino e non siano una semplice fantasia. Quando
mai nella vita ci è successo? Rare volte.
E, allora? Siamo soli con le nostre incertezze.
Io dico però questo: se c’è un principio o uno stato che ci
sopravvive, questo dovrebbe essere sempre presente e quindi dovrebbe in qualche
modo comunicare… nel suo modo oscillatorio. Sta a noi diventare così sensibili
da captarlo.
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