lunedì 16 ottobre 2023

"Essere o non essere: questo è il problema!"

 

Se ci domandiamo che stato ci sia all’inizio dell’universo, possiamo partire tanto dall’essere quanto dal non-essere. E dirci che al principio c’è un non-essere, un vuoto, da cui poi spuntano spontaneamente , per frizione o fluttuazione, l’essere, il divenire e tutte le forme che vediamo; oppure un essere formato comunque da vuoti e buchi. Ma in fondo si tratta di concetti astratti, di principi filosofici, di curiosità intellettuali, che lasciano il tempo che trovano.

L’argomento che l’essere è eterno e il non-essere non può essere, per noi è un argomento teorico.

L’unica cosa che possiamo dire che l’alternanza essere/non-essere ha un andamento ciclico, dinamico, oscillatorio. Non c’è un essere o un non-essere, ma un continuo oscillare di qualcosa che è unico e che si presenta ora in un modo e poi nell’altro, scambiandosi le parti, come nel simbolo taoista dello yang-yin.

Ciò che conta ed è evidente, è che ora abbiamo il senso di essere e poi lo smarriremo perdendo il corpo, la mente, la coscienza e precipitando in quello che per noi è il vuoto o il niente o il non-essere. Che cosa ci sia dopo, non lo sappiamo. C’è chi immagina o spera in un'altra vita e c’è chi dice che non ci sarà niente – niente di noi, della nostra individualità.

Le cose possono anche continuare, ma noi no. E, allora, che ci frega?

Il problema ha angustiato gli uomini da quando hanno coscienza di essere, perché contemporaneamente hanno la certezza di morire, cioè di poter finire nel non-essere.

C’è chi parla di un’anima o di un principio sottile che ci sopravvive, ma, in ogni caso, il corpo svanisce. E non sappiamo se svanirà anche la nostra identità – l’unica cosa che ci interessa veramente.

Di qui la fortuna delle religioni che promettono una vita eterna. Ma chi ne è sicuro? Potrebbe anche essere tutta un’illusione.

Anche nel caso che ci si fonda con l’Assoluto, della nostra individualità non resterà nulla, come l’onda che per un attimo si è alzata dal mare e poi ritorni nel mare. Che ci importerà, allora? Non saremo più!

A noi piacerebbe sopravvivere come individui e re-incontrare gli altri individui che abbiamo conosciuto in questa vita. Di tutto il resto ci importa poco, perché non lo capiamo.

Già, ma le prove non ci sono. Non c’è nemmeno la certezza che i nostri migliori sogni si realizzino e non siano una semplice fantasia. Quando mai nella vita ci è successo? Rare volte.

E, allora? Siamo soli con le nostre incertezze.

Io dico però questo: se c’è un principio o uno stato che ci sopravvive, questo dovrebbe essere sempre presente e quindi dovrebbe in qualche modo comunicare… nel suo modo oscillatorio. Sta a noi diventare così sensibili da captarlo.

 

 

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