giovedì 5 ottobre 2023

Avvicinarsi alla Trascendenza

 

Le religioni e le filosofie parlano di Dio attribuendogli determinate caratteristiche perché non capiscono che cosa sia la vera Trascendenza. Se se ne parla, non è Trascendenza, ma un parto della mente umana. Di Dio non si può parlare e nemmeno pensare perché parole e pensieri sono condizionati: esprimono più un’ignoranza che una conoscenza. Riducono Dio o il Divino a dimensione umana,

Ci si avvicina più con il silenzio che con le parole, più con il vuoto mentale che con i concetti.

Tutto l’armamentario delle religioni e delle filosofie è pura fuffa, ciarpame, paccottiglia, luogo comune. Serve agli uomini per i loro giochi di potere, perché il sacerdote o il filosofo hanno un ruolo sociale cui tengono molto. Ma non esprimono niente di serio.

Tutt’al più si potrà dire che cosa Dio non è (teologia negativa), ma non ciò che è. Neti net: non questo, non quello. Qualsiasi termine usato resta impotente, inadatto e sostanzialmente falso.

Bisogna fare come i maestri zen. Quando qualcuno ti chiede che cos’è Dio, la Verità o l’Essenza del tutto, alza un dito e  non dire parola. Non citare catechismi o libri sacri. Il linguaggio umano è falso, riduttivo, dualistico, nato per indicare cose concrete, non cose trascendenti; nato per indicare cose umane, non cose superumane.

Se parlo di Trascendenza, che Trascendenza è?

E, tuttavia, noi la siamo. Noi non solo siamo espressione della Trascendenza, ma la alberghiamo in noi. Siamo pezzi di Trascendenza. Solo che lo ignoriamo.

La Trascendenza “parla” a modo suo in noi. Ma noi non abbiamo gli strumenti per capirla. È come con certe onde elettromagnetiche, che, se non hai un apparecchio adatto a rilevarle, ti sfuggono completamente. Ma loro ci sono sempre.

La sfida è proprio questa: trovare lo strumento adatto… che non può non essere la nostra stessa sensibilità.

Ma, attenzione, perché anche la nostra sensibilità è condizionata. Siamo più vicini alla Trascendenza con certe musiche inesprimibili a parole, con certi movimenti inconsci, con certi sentimenti indefinibili, con certe contraddizioni unitive (che superano il dualismo degli opposti), con certi amori, con certe opere d’arte, con certe sorprese, con certe meraviglie, con certe scoperte conoscitive, con certe agnizioni, con certe intuizioni a-razionali, con certe meditazioni non concettuali, con certe emozioni travolgenti, con certe “follie”, con certi orgasmi, con certe sofferenze e anche con certe angosce che non possono essere dette.  

Alla Trascendenza ci si deve avvicinare con precauzione, perché può essere pericolosa, può distruggerci in un attimo, dato che essa si rivela in pieno con la morte.

 

 

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