Le religioni e le filosofie parlano di Dio attribuendogli
determinate caratteristiche perché non capiscono che cosa sia la vera
Trascendenza. Se se ne parla, non è Trascendenza, ma un parto della mente
umana. Di Dio non si può parlare e nemmeno pensare perché parole e pensieri
sono condizionati: esprimono più un’ignoranza che una conoscenza. Riducono Dio
o il Divino a dimensione umana,
Ci si avvicina più con il silenzio che con le parole, più con il
vuoto mentale che con i concetti.
Tutto l’armamentario delle religioni e delle filosofie è pura
fuffa, ciarpame, paccottiglia, luogo comune. Serve agli uomini per i loro
giochi di potere, perché il sacerdote o il filosofo hanno un ruolo sociale cui
tengono molto. Ma non esprimono niente di serio.
Tutt’al più si potrà dire che cosa Dio non è (teologia
negativa), ma non ciò che è. Neti net: non
questo, non quello. Qualsiasi termine usato resta impotente, inadatto e
sostanzialmente falso.
Bisogna fare come i maestri zen. Quando qualcuno ti chiede che
cos’è Dio, la Verità o l’Essenza del tutto, alza un dito e non dire parola. Non citare catechismi o libri
sacri. Il linguaggio umano è falso, riduttivo, dualistico, nato per indicare
cose concrete, non cose trascendenti; nato per indicare cose umane, non cose
superumane.
Se parlo di Trascendenza, che Trascendenza è?
E, tuttavia, noi la siamo. Noi non solo siamo espressione della
Trascendenza, ma la alberghiamo in noi. Siamo pezzi di Trascendenza. Solo che
lo ignoriamo.
La Trascendenza “parla” a modo suo in noi. Ma noi non abbiamo
gli strumenti per capirla. È come con certe onde elettromagnetiche, che, se non
hai un apparecchio adatto a rilevarle, ti sfuggono completamente. Ma loro ci
sono sempre.
La sfida è proprio questa: trovare lo strumento adatto… che non
può non essere la nostra stessa sensibilità.
Ma, attenzione, perché anche la nostra sensibilità è
condizionata. Siamo più vicini alla Trascendenza con certe musiche inesprimibili
a parole, con certi movimenti inconsci, con certi sentimenti indefinibili, con
certe contraddizioni unitive (che superano il dualismo degli opposti), con
certi amori, con certe opere d’arte, con certe sorprese, con certe meraviglie, con
certe scoperte conoscitive, con certe agnizioni, con certe intuizioni a-razionali, con certe meditazioni non concettuali, con certe
emozioni travolgenti, con certe “follie”, con certi orgasmi, con certe sofferenze
e anche con certe angosce che non possono essere dette.
Alla Trascendenza ci si deve avvicinare con precauzione, perché
può essere pericolosa, può distruggerci in un attimo, dato che essa si rivela
in pieno con la morte.
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