Come diceva Epicuro, “quando ci sono io non c’è la morte, quando
c’è la morte non ci sono io”! Il che significa che la morte consiste proprio
nell’annullamento dell’io. La morte e l’io si escludono a vicenda.
Ma a noi l’idea non piace. Noi vorremmo che ci fosse un'altra
vita, un altro io, magari di tipo energetico o spirituale, un’anima che
conservi, non si sa come, la nostra identità terrena.
Quello di Epicuro sembra però un ragionamento ineccepibile: la
morte e la vita egoica non possono convivere; sono due opposti.
Ma noi abbiamo scoperto che gli opposti non si escludono affatto
a vicenda. Prendiamo l’esempio più chiaro: l’inspirazione e l’espirazione. Possiamo
sì dire che l’uno esclude l’altro, in quanto se c’è l’inspirazione non c’è l’espirazione
e viceversa. Ma non possiamo negare che l’uno dipende dall’altro, che in realtà
sono due movimenti di un unico processo: la respirazione. Quindi, se è vero che
l’uno esclude l’altro, è altrettanto vero che l’uno dipende dall’altro.
Siamo in una perfetta contraddizione.
Ma questa perfetta contraddizione si estende a ogni aspetto del
reale: il bene e il male, l’alto e il basso, il buono e il cattivo, l’essere e
il non essere, il tutto e il nulla, il relativo e l’assoluto, il caso e la
necessità, il soggettivo e l’oggettivo. E non è solo una questione concettuale:
è anche una questione materiale – la luce e il buio, l’inspirazione e l’espirazione,
il caldo e il freddo, l’amore e l’odio, il vuoto e il pieno, l’attrazione e la
repulsione, il dolore e il piacere, la salute e la malattia… sono proprio le nostre
sensazioni, oltre ai nostri pensieri.
Potremmo domandarci: ma si tratta di un fatto soggettivo o di un
fatto oggettivo? … E così ritorneremmo all’aporia, alla perfetta contraddizione
– che abbiamo visto non essere tale, ma essere una perfetta coincidenza. È come
l’oscillazione del pendolo, che va avanti e indietro, ma che rimane pur sempre
lo stesso processo, due movimenti dello stesso processo unitario.
Nel caso dell’inspirazione/espirazione, abbiamo una parola per
descrivere l’intero processo: la respirazione. Ma negli altri casi non abbiamo
una tale parola. Per esempio, per descrivere il processo unitario dell’amore/odio
o del bene/male, non abbiamo termini adatti. Ma non per questo non sono
processi unitari: lo sono, eccome. Solo che, mancando la parola che li
definisca unitariamente, ci sembra che siano assolutamente contrapposti e che
si escludano a vicenda.
Di fatto, non possiamo pensare ciò di cui non abbiamo un
concetto.
Però io vi ho dimostrato che i due poli contrapposti, dipendono
l’uno dall’altro e convivono insieme fregandosi allegramente della logica più
banale, la razionalità escludente. Più che un “o…o” dovremmo adottare un “e…e”.
Come nel caso precedente, potrebbe esistere un’ispirazione senza un’espirazione
e viceversa?
Evidentemente no.
Ritornando al problema della vita/morte di Epicuro, dobbiamo
allargare il nostro pensiero abituale fino a capire (pur senza parole) che non
si escludono affatto a vicenda, ma che l’uno ha bisogno dell’altro, l’uno
implica l’altro.
Gente, dobbiamo inventare parole nuove, che cambieranno il
nostro modo di pensare.
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