Michael Caine, il noto attore e produttore cinematografico, che
ha avuto tutti i successi e i riconoscimenti del mondo, che ha accumulato
fortune e conquiste, giunto all’età di 90 anni, ha dichiarato che lascerà il
cinema, perché ora la sua unica “preoccupazione è arrivare vivo all’ora di
pranzo”.
Ecco come finiscono gli uomini, per quanto se la siano goduta.
Io dico (e nessuno mi smentisce) che la vita è quella cosa che
finisce invariabilmente male. Perché, anche se riesci a non morire prima, ti
aspetta una vecchiaia in cui devi assistere alla perdita e alla dissoluzione di
te stesso.
Lo stesso è successo a tanti uomini di successo, magari ricchi e
un tempo felici.
Guardate Alaine Delon, finito in una crisi depressiva. Guardate
Berlusconi i cui soldi e i migliori medici gli avranno anche allungato la vita,
ma non gli hanno potuto impedire di invecchiare e morire. Guardate anche i
grandi potenti, impauriti, angosciati e impotenti davanti alla morte. Soli,
perché, per quanto tu sia circondato da amici, amanti e parenti, ti tocca
morire da solo. Che scorno, per chi aveva milioni di seguaci.
La morte è l’unica cosa genuinamente imparziale: non risparmia
nessuno.
Ma l’oscillazione del Grande Pendolo non si può fermare: prima
vita, poi morte.
Ora, ditemi voi se mettere al mondo una vita non sia mettere al
mondo una sicura morte. Ne vale la pena?
Non vale più la pena di rimanere nello stato di pre-nascita e di
post-mortem dove non esistevano preoccupazioni e sofferenze, dove c’era la vera
pace?
Chi è lo sciagurato che ha inventato la vita?
Tutti i grandi uomini, in fondo, hanno combattuto la morte, ma
sono morti tutti. E il mondo soffre, arranca e si illude di poter essere
felice, come sempre.
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