La meditazione invita a mantenere
l’equilibrio psichico, dato che solo nell’equilibrio emergono la pace, il
distacco e l’equanimità di giudizio. Per mantenere l’equilibrio non c’è bisogno
di stare fissi su un oggetto, ma, come quando si va in bicicletta, ci si piega
continuamente da una parte e dall’altra. Si tratta quindi di un equilibrio
dinamico, non statico. Né cedere da una parte né cedere dall’altra., ma
riequilibrare lo stato d’animo con una spinta in senso inverso.
In pratica, quando tendiamo a
deprimerci o a esaltarci, quando ci scoraggiamo o abbiamo troppa fiducia, ne
diventiamo consapevoli e riporta l’attenzione al respiro, che è qualcosa di
concreto e di fisico – una specie di ancora di salvezza.
Il ritorno al respiro serve a
interrompere la deriva negativa, in particolare l’identificazione con lo stato
d’animo eccessivo: “Io non sono questo…”. Con l’esperienza, si impara a
manovrare il respiro , allungandolo, approfondendolo o interrompendolo.
Poiché ogni stato d’animo è legato a un
genere di respirazione, cambiando la respirazione si cambia lo stato d’animo.
Spirito e respiro sono collegati.
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