La meditazione è un “lavoro su di sé”
che cambia il nostro rapporto con noi stessi e con il mondo – e quindi il mondo
stesso. La prima cosa da fare è osservare noi stessi, non solo a livello
corporeo ma anche mentale. Come sto adesso? Come sta la mia mente? Che cosa
provo adesso? Sono felice o infelice, sono soddisfatto o insoddisfatto, provo
piacere o dolore, provo paura o fiducia, provo ansia o sono disteso, sono
preoccupato o calmo, nervoso o sereno, presente o assente, attento o
distratto..?
Basta un colpo d’occhio per saperlo, è
un specie di check-up. L’opera di coscientizzazione, la presa di coscienza,
l’autoesame è fondamentale. Anche se non può essere del tutto obiettivo, tutti
sappiamo se stiamo bene o stiamo male. Non abbiamo bisogno di un dottore.
Se stiamo bene, tutto va bene: possiamo
proseguire così. Ma se stiamo male, dobbiamo capire il perché.
Ora qui le cose si complicano. Perché
tutti stiamo un po’ bene e un po’ male. E perché tutti siamo insoddisfatti.
Quindi dobbiamo capire se la nostra
insoddisfazione dipende da fattori contingenti e temporanei, oppure da fattori
più profondi. Se c’è un fattore determinato, non ci rimane che lavorare a
risolverlo. Ma, se l’insoddisfazione è generale e più profonda, allora dobbiamo
allargare l’orizzonte.
Nessuno può sfuggire alla sofferenza e
alla tensione: prima o poi ci capita. Il fatto stesso di vivere è legato a una
certa angoscia esistenziale. Anche se stiamo bene, anche se siamo ricchi e
fortunati, siamo pur sempre esseri umani limitati che dovranno invecchiare e
morire.
L’insoddisfazione è dunque qualcosa di
fondo. Se da una parte c’è il piacere di vivere, dall’altra c’è la
consapevolezza che non durerà. Tutto finirà, il bene e il male.
Nessuno di noi è soddisfatto. Tutti
desideriamo sempre qualcosa, se non altro vivere a lungo. E non serve a niente
pensare che la nostra condizione migliorerà. In realtà, tutto peggiorerà e alla
fine svanirà.
Sedersi in meditazione significa
abbracciare con un singolo sguardo questo divenire incessante, i nostri
desideri di piaceri, di diventare qualcuno o di sbarazzarci delle cose
spiacevoli, le nostre illusioni e le nostre delusioni. Il fatto stesso di
osservare con distacco questo scenario, ci pone in uno stato di maggior calma.
Se vediamo scorrere dentro di noi l’inquietudine,
l’avidità, l’amore, l’odio, la gioia, il dubbio o l’angoscia, e scopriamo che
vanno e vengono alternandosi di continuo, se siamo presenti e consapevoli, si
affaccia in noi la percezione e l’aspirazione a un’altra realtà, finalmente non
sballottata dagli eventi e in pace.
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