lunedì 6 dicembre 2021

La via di mezzo

 

Di solito si dice che il meditante, ispirandosi al buddhismo, segua una “via di mezzo” tra austerità e piaceri dei sensi. In un certo senso questo è vero. Agli effetti dell’illuminazione non serve a nulla né darsi all’ascesi, come facevano i monaci di una volta, né darsi alla pazza gioia. Puoi anche rinunciare al sesso e ai piaceri dei sensi, ma questo ti ridurrà solo a una pigna secca e non ti avvicinerà di un passo alla liberazione. I sensi sono utili e fondamentali per rendere varia la vita. Spegnerli è come spegnere il cervello. Ma è anche vero che il gaudente raramente diventa un illuminato: la sua vita è troppo dispersiva.

Ma questa “via di mezzo” non ha solo un significato etico. Ne ha anche uno tecnico.

Il problema, per il meditante serio, è essere consapevole degli stimoli e degli impulsi che lo assalgono e smussarne gli estremi. Si tratta di mantenere il centro di sé, senza essere sballottati da tutte le parti. Siamo noi che dobbiamo diventare padroni di noi stessi, dei nostri stati d’animo. Non devono essere gli altri o gli eventi casuali a determinare la nostra via.

Il meditante sa di essere condizionato in mille modi: non solo dal corpo, ma soprattutto dai pregiudizi, dagli schemi mentali, dalle idee convenzionali e dalle tradizioni – questo è il punto. Il corpo ha una sua onestà e concretezza, ed è con esso che possiamo e dobbiamo meditare. Ma la mente è ben più insidiosa e fuorviante.

Calmare il corpo, calmare la libidine è abbastanza semplice. Ma calmare la mente è un’impresa più difficile.

La “via di mezzo” per quanto riguarda la mente consiste nel diventare consapevoli e controllare pensieri, immagini e stati d’animo, evitando che siano loro a dirigere noi.

“Fare la guardia alle porte dei sensi” non è una questione moralistica. Tutti proviamo piacere a mangiare, bere e far l’amore, e non c’è niente di male. Fra l’altro, non fare sesso significa rinunciare a importanti ormoni e porta a un inaridimento del carattere. Se non esageriamo, non è questo che ci allontana dalla meditazione.

Ciò che ci impedisce di meditare riguarda soprattutto la mancanza di vigilanza a livello mentale, la mancanza di attenzione, la mancanza di presenza mentale.

 

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