Di solito si dice che il meditante,
ispirandosi al buddhismo, segua una “via di mezzo” tra austerità e piaceri dei
sensi. In un certo senso questo è vero. Agli effetti dell’illuminazione non
serve a nulla né darsi all’ascesi, come facevano i monaci di una volta, né
darsi alla pazza gioia. Puoi anche rinunciare al sesso e ai piaceri dei sensi,
ma questo ti ridurrà solo a una pigna secca e non ti avvicinerà di un passo
alla liberazione. I sensi sono utili e fondamentali per rendere varia la vita.
Spegnerli è come spegnere il cervello. Ma è anche vero che il gaudente
raramente diventa un illuminato: la sua vita è troppo dispersiva.
Ma questa “via di mezzo” non ha solo un
significato etico. Ne ha anche uno tecnico.
Il problema, per il meditante serio, è
essere consapevole degli stimoli e degli impulsi che lo assalgono e smussarne gli
estremi. Si tratta di mantenere il centro di sé, senza essere sballottati da
tutte le parti. Siamo noi che dobbiamo diventare padroni di noi stessi, dei
nostri stati d’animo. Non devono essere gli altri o gli eventi casuali a
determinare la nostra via.
Il meditante sa di essere condizionato
in mille modi: non solo dal corpo, ma soprattutto dai pregiudizi, dagli schemi
mentali, dalle idee convenzionali e dalle tradizioni – questo è il punto. Il
corpo ha una sua onestà e concretezza, ed è con esso che possiamo e dobbiamo
meditare. Ma la mente è ben più insidiosa e fuorviante.
Calmare il corpo, calmare la libidine è
abbastanza semplice. Ma calmare la mente è un’impresa più difficile.
La “via di mezzo” per quanto riguarda
la mente consiste nel diventare consapevoli e controllare pensieri, immagini e
stati d’animo, evitando che siano loro a dirigere noi.
“Fare la guardia alle porte dei sensi”
non è una questione moralistica. Tutti proviamo piacere a mangiare, bere e far
l’amore, e non c’è niente di male. Fra l’altro, non fare sesso significa
rinunciare a importanti ormoni e porta a un inaridimento del carattere. Se non
esageriamo, non è questo che ci allontana dalla meditazione.
Ciò che ci impedisce di meditare riguarda
soprattutto la mancanza di vigilanza a livello mentale, la mancanza di
attenzione, la mancanza di presenza mentale.
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