Anche se la prima fase della
meditazione serve a tranquillizzare e calmare la mente-animo, lo scopo della
meditazione non è addormentare, ma svegliare – svegliarci dai mille sonni e
sogni, dalle fantasie infondate, dalle illusioni, dai luoghi comuni e dalle
convenzioni. La meditazione non è un tranquillante.
Poiché siamo sempre agitati e viviamo
nella confusione, è giusto tentare innanzitutto di calmarci. Però la calma
serve a vedere con più chiarezza come siamo fatti e come è fatto il mondo – non
un luogo di delizie e di tranquillità, ma un luogo di lotte, conflitti,
tensioni e scontri, dentro e fuori di noi. Siamo tutti campi di battaglia di
impulsi e di desideri inesauribili. Siamo insoddisfatti. Siamo alla perenne
ricerca di cose che non troviamo o che troviamo per poco tempo e poi perdiamo.
La vita è per definizione agitazione,
movimento, instabilità, cambiamento, evoluzione… E c’è solo la meditazione che
possa fermarci per un po’, andando contro la consueta forza del divenire.
Fermarsi e stare attenti sembra essere innaturale – neppure il respiro si ferma
mai… dentro e fuori, dentro e fuori… Quando si ferma è la morte. Siamo “spirati”.
Nemmeno la mente smette mai di generare
pensieri, fantasie, illusioni, ricordi, speranze e sentimenti. E, se possiamo
in parte fermare il corpo, ben più difficile è fermare la mente. Eppure questo
è proprio lo sforzo della meditazione: fermare l’agitazione della mente per
riuscire vedere con chiarezza.
Fermare la mente, però, non è smettere
di pensare e di sentire, ma spostare l’attenzione dai contenuti al contenitore.
È come entrare in una stanza e non occuparsi delle cose o delle persone che ci
stanno dentro, bensì percepire lo spazio del locale, che è sua volta parte di
uno spazio immenso.
Se notate, ci sono sempre interruzioni
tra un pensiero e l’altro, così come ci sono pause tra inspirazione ed espirazione.
Ebbene è proprio lì che va a fissarsi l’attenzione del meditante. Spostare il
focus da un punto all’altro, dalle cose mutevoli a ciò che le contiene.
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