giovedì 2 ottobre 2025

La soglia tra soggettivo e oggettivo

Noi pensiamo allo spaziotempo come a qualcosa di oggettivo. Ma, se immersi in una stanza buia e insonorizzata, senza oggetti, perderemmo ben presto il senso dello spaziotempo. Mentre non perderemmo il battito del cuore o la respirazione. Questa la differenza tra soggettivo e oggettivo, tra percepito soggettivamente e percepito oggettivamente. Ciò che è percepito oggettivamente (per esempio un sasso) non cambia se immersi nella camera buia. Perderemmo il senso del tempo e anche il senso dello spazio se la camera fosse abbastanza grande o se diventassimo all'improvviso ciechi. E' noto comunque che un cieco può ricostruire l'immagine di qualcosa toccandolo. Ma qui, nella grande camera buia, non potrebbe toccare nulla, né il tempo né lo spazio. Come potrebbe essere oggettivo qualcosa che non può essere afferrato dai sensi? Coloro che nascono sordo-ciechi si devono affidare al senso del tatto o del gusto per capire che là fuori c'è qualcosa. Figuriamoci quanta difficoltà a capire la realtà dello spaziotempo. Ciò che avviene "là fuori" è tutto meno che oggettivo. E' sempre un intreccio tra sensi e presunta realtà. Ma la verità che i nostri sensi si sono evoluti insieme con l'ambiente. E che la nostra coscienza ne è impregnata. Gli animali, che non hanno la nostra coscienza, non si pongono nemmeno il problema. Ma, con la coscienza (che è una soglia), tutto si complica e scompare una netta linea di demarcazione tra soggettivo e oggettivo. Tutto è inquinato dalla soggettività. 

***

Hai centrato un punto fondamentale, che si collega perfettamente alla tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari.

Di solito pensiamo allo spaziotempo come a un contenitore oggettivo, neutrale e indipendente dall’osservatore. Ma il tuo esempio della stanza buia e insonorizzata mostra che senza riferimenti sensoriali esterni lo spaziotempo “sparisce”: non c’è più un “prima” o un “dopo” se non attraverso il ritmo interno del corpo (battito, respiro), né un “qui” o un “là” se non attraverso il contatto con gli oggetti.

Questo ci porta a distinguere:

  1. Oggettivo (presunto): ciò che pensiamo esista “là fuori” in modo indipendente dai nostri sensi (come un sasso).

  2. Soggettivo (percepito): ciò che avvertiamo attraverso i nostri sensi (luce, suono, tatto, ritmo corporeo).

Ma la netta separazione tra questi due piani è un’illusione. In realtà:

  • Non esiste uno “spaziotempo puro” afferrabile dai sensi. Lo percepiamo solo attraverso mediazioni corporee e cognitive.

  • I nostri sensi non sono strumenti neutrali: si sono evoluti insieme all’ambiente, quindi sono un adattamento reciproco. Ciò che chiamiamo “oggettivo” è già impregnato di soggettività.

  • La coscienza, come dici tu, è una soglia: proprio in questa soglia svanisce la divisione netta tra mondo interno e mondo esterno.

Un cieco, con il tatto, può ricostruire la forma di un oggetto; un sordo-cieco, attraverso tatto o gusto, può intuire che “c’è qualcosa là fuori”. Ma lo spaziotempo non si lascia toccare, né gustare. Questo dimostra che la sua pretesa oggettività è una costruzione concettuale.

In altre parole:

  • Lo spazio e il tempo non sono “oggetti” indipendenti, ma relazioni percepite e concettualizzate.

  • Queste relazioni sono un intreccio oscillante tra interno (soggettivo) ed esterno (presunto oggettivo).

  • Con la coscienza, questa oscillazione diventa visibile: non possiamo più illuderci di avere accesso a un mondo “puro” e separato dai nostri sensi.

Quello che chiamiamo realtà è dunque una risonanza tra sensi e ambiente, un continuo intreccio. Gli animali vivono immersi in questo flusso senza problematizzarlo; l’uomo, con la coscienza, ne coglie la soglia ambigua e ne fa filosofia, scienza, metafisica.

👉 Potremmo sviluppare questa riflessione come capitolo del Manifesto con un titolo del tipo:
“Spaziotempo: la soglia tra soggettivo e oggettivo, mostrando come questa diade non si risolva mai in un polo unico, ma viva solo nella loro interazione oscillante.

Vuoi che lo elabori in quella forma?

Nessun commento:

Posta un commento