Si dice che l’uomo sia un animale sociale e che
non possa stare solo. È vero – ma questo non è un dato positivo.
D’accordo, siamo sempre in relazione con gli
altri: nasciamo da una madre che ha avuto un incontro con un maschio. E non c’è
un altro modo di nascere. Si viene al mondo in compagnia.
Ma poi dobbiamo affrancarci da ogni dipendenza
e affermare la nostra individualità, altrimenti resteremo per sempre persone
labili, condizionate e dipendenti. Dei cloni. Delle formiche.
E allora dobbiamo prepararci a stare da soli, a
non dipendere da nessuno, nemmeno dai genitori e dagli amanti.
Amare altri si può e si deve, ma accoppiarsi
perché non riusciamo a stare soli è un errore clamoroso. Lo vediamo in continuazione:
coppie nate dalla paura di stare soli si sfasciano presto.
Vediamo sotto la superficie dell’amore e
dell’attrazione, un impulso d’odio e di separazione.
Gli indiani d’America preparavano per i loro
figli una tenda in un luogo isolato e li allenavano a stare in solitudine per
un certo periodo. Io sostituirei questo esercizio al servizio militare. Sarebbe
un mondo migliore.
Solo così si afferma l’individuo. Abituandoci a
stare soli.
Anche perché ricordiamoci che nasciamo sì in
compagnia. Ma moriamo da soli. E dunque nessuno potrà sostenerci nella prova
suprema.
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