domenica 12 novembre 2023

Chimica dell'amore

 

Recenti studi scientifici hanno dimostrato quello che già un po’ sapevamo: e cioè che la passione acuta dell’amore dura 12-15 mesi e poi incomincia a scemare. In quel periodo ci sentiamo al settimo cielo perché la forte attrazione rilascia nel sangue potenti neurotrasmettitori come la noradrenalina e la dopamina.

Insomma veniamo drogati dalla natura, o da chi per lei, che vuole farci riprodurre ad ogni costo.

Che si tratti di droghe naturali è confermato dal fatto che provocano anche un forte stress, ansia, palpitazioni, insonnia e inappetenza. Ogni altra cosa perde interesse e noi smarriamo letteralmente la ragione e il discernimento. Di fatto, queste droghe ci fanno impazzire e provocano una dipendenza che ce ne fa volere sempre di più, tanto che, se ci viene tolta quella persona (e le conseguenti droghe), entriamo in una disperazione e una depressione che sono paragonabili a quelle di un lutto.

La natura non scherza quando vuole farci obbedire e fare cose che non faremmo mai a mente lucida. Arriviamo a eseguire porcherie inenarrabili, come baciare, leccare, succhiare il partner amato, quasi lo volessimo mangiare. “Ti mangerei di baci!” Non per nulla gli organi sessuali sono vicini agli organi escretori, in una sozzeria senza pari. Ma a noi sembra di essere in paradiso e, quando facciamo sesso, passiamo sopra a ogni norma igienica e a ogni repulsione.

Potenza dell’amore, che gli antichi paragonavano a un dio.

Dopo questi 12-15 mesi, ritorniamo a poco a poco alla normalità e incominciamo a vedere i difetti del partner. A questo punto viene rilasciata ossitocina, l’ormone responsabile dell’attaccamento e dell’empatia, E arriviamo a un bivio: o ci lasciamo o ci mettiamo ad approfondire la relazione e accettiamo anche i difetti del partner, approdando così ad un amore più maturo ma meno entusiasmante.

Chi invece cerca quello stato di grazia dell’innamoramento, incomincerà la ricerca di un nuovo amore.

Ma quello che non si dice in queste ricerche è perché questa tempesta emotiva si scatena solo per determinate persone, perché scatta l’amore.

Qui ci viene in aiuto la psicanalisi che ci dice che il nostro primo amore è in realtà quello infantile verso il genitore di sesso opposto e che noi, quando ravvisiamo in una persona i tratti del genitore amato, tendiamo a re-innamorarci.

La natura è un ciclo eterno che tende a riprodurre le stesse dinamiche, l’eterno ritorno.

Ed è un circolo chiuso.

Ma la realtà dell’amore è ancora più profonda. Noi tutti siamo esseri duali (abbiamo due patrimoni genetici che s’incontrano o si scontrano) e nell’altra persona cerchiamo l’unità perduta, l’anima gemella, di cui parlava il mito di Platone dell’essere originario diviso in due. Quindi, ciò che cerchiamo è… noi stessi, il “noi stesso” completo e non più diviso.

In realtà siamo in quattro: le due metà di ciascuno che dialogano con maggiore o minore successo fra di loro. In sostanza siamo due gemelli che incontrano altri due gemelli, per cercare di compensarsi a vicenda.

Questo mi ricorda ciò che è scritto nelle Upanishad, le antiche scritture indiane, dove è chiaramente detto che l’amore, ogni tipo di amore, è sempre amore di sé, per il Sé. Ecco perché è considerato divino.

Il partner è il mezzo con cui cerchiamo noi stessi.

Qui torniamo al punto di partenza che ha un valore spirituale. Quello che cerchiamo nell’amore è realizzare noi stessi.

 

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