Ascoltavo lo psicoanalista Massimo Recalcati
che parlava del mito del nuovo e lo equiparava alla logica del capitalista che,
per vendere, deve per forza contare su una obsolescenza programmata dei
prodotti: l’automobile, il frigorifero o il computer sono fatti per durare un
tot di mesi o di anni e poi devono essere sostituiti. E si lamentava che questa
logica spietata fosse applicata anche ai nostri amori e che tutto fosse ridotto
a merce, deperibile e rinnovabile. Scaduto o finito un amore, ecco che deve essere
sostituito da uno nuovo, che dovrebbe rinnovare la vita.
Evidentemente anche Dio deve essere un
capitalista, perché ci ha programmati per durare un tot di anni e poi essere
sostituiti dal nuovo… come una merce.
Siamo tutti a scadenza.
Quanto poi ai sentimenti, dipende dalla nostra profondità
o meno. E non c’è niente di più labile, perché, come tutto, sono guidati dalla
legge universale dell’oscillazione. E poi quale amore dovrebbe essere eterno?
Il primo, il secondo, il terzo…? Certo, alcune persone si ricordano tutta la
vita. Ma a che serve quando muoiono?
Quando vediamo due vecchietti che si tengono
per mano, non sappiamo se rallegrarci o compatirli. Sono riusciti a rinnovarsi
nello stesso rapporto o si sono sclerotizzati e chiusi alla vita che, lo ricordo
ancora, spinge tutti al nuovo?
Purtroppo, anche l’eterno è in una oscillazione
continua con il temporaneo.
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