Vedete quanti pochi siamo? Un
centinaio. Ma pensate ai migliaia o ai milioni di follower che hanno certi
influenzer che si occupano di moda, di viaggi, di alimenti, di elettronica o
semplicemente di idee più o meno fasulle, come quelle delle religioni,
dell’amore, dell’attrazione, degli incontri, della divulgazione o dei problemi
di personalità.
Non dico che siano inutili, ma
che si occupano della forma e della superficie dei problemi.
Noi ci occupiamo di acque
profonde e, per questo, siamo in pochi. Se fossimo in molti, il mondo sarebbe
diverso. Non si occuperebbe di esteriorità, ma di interiorità, cioè di spirito.
Ciò che contraddistingue gli
esseri umani è proprio questo: occuparsi di futilità anziché di cose serie, occuparsi
di falsità o apparenze anziché delle cose fondamentali.
Tutto il mondo canta, balla,
parla, si diverte e non vuol pensare alla morte. Un po’ come i turisti del Titanic,
mentre la nave si dirige contro gli iceberg. Non vogliono saperne di stare
attenti. Eppure, com’è scritto nel Dhammapada, opera buddhista, i disattenti
vanno incontro alla morte, mentre gli attenti si creano le condizioni della
propria immortalità.
Si tratta solo di questo: di
stare attenti al di là delle apparenze, di scendere in profondità sotto la
superficie delle cose. Questa è in fondo la meditazione. Una cosa seria, che ci
mette in conflitto con la socialità convenzionale, con il “così fanno o pensano
tutti”.
Il problema è che noi ci
identifichiamo solo con il corpo e le sue attività, credendo di essere proprio
questo, un pezzo di materia.
Ma non diffamiamo la materia e
non dividiamola dallo spirito. Anche lo spirito è materia, solo più sottile e
invisibile. Invisibile ma percepibile dai nostri stati d’animo.
In India si parla della
proprietà della materia di essere luminosa, cosciente e spirituale: è sattva. È questa proprietà che ci dona
la coscienza e il benessere, ed è un attributo della materia stessa. In fondo,
il nostro corpo è fatto di cibo e tutta la sua energia (con l’energia mentale e
spirituale) deriva dal cibo.
Com’è possibile? È possibile perché
già nella materia grossolana c’è un aspetto sattva
di tipo spirituale e curativo.
Non ci credete? Allora pensate
alle varie medicine che ci curano. Sono sostanze materiali, eppure ci danno il
benessere.
Non bisogna dunque andare
lontano per trovare l’elemento spirituale: è già dentro di noi.
Ma noi non siamo solo il corpo,
grossolano e sottile. Noi siamo l’energia priva di forma e priva di nome, ma avvertibile
quando ci si raccolga, anch’essa derivata dal cibo, che è l’ “io sono”. Se ci radichiamo
in questo io sono e ci distacchiamo
dalle attività mondane, lo percepiamo direttamente e comprendiamo qual è la
nostra vera natura.
Non solo il corpo, non solo la
coscienza, ma anche colui che vede tutto questo: il Sé. E qui c’è lo Stato assoluto,
privo di nascita e privo di morte, incondizionato. Questo Stato è sempre
presente ed è la Realtà. Tutto il resto è sogno destinato a sparire.
Ma bisogna esercitare l’attenzione.
Infatti io fuggo dai pseudo maestri con centomila followers. La penso cosi anche io, e per questo lei e quei pochi come lei che non hanno grandi platee, il resto e' solo spettacolo
RispondiElimina