venerdì 1 settembre 2023

L'attenzione

 

Vedete quanti pochi siamo? Un centinaio. Ma pensate ai migliaia o ai milioni di follower che hanno certi influenzer che si occupano di moda, di viaggi, di alimenti, di elettronica o semplicemente di idee più o meno fasulle, come quelle delle religioni, dell’amore, dell’attrazione, degli incontri, della divulgazione o dei problemi di personalità.

Non dico che siano inutili, ma che si occupano della forma e della superficie dei problemi.

Noi ci occupiamo di acque profonde e, per questo, siamo in pochi. Se fossimo in molti, il mondo sarebbe diverso. Non si occuperebbe di esteriorità, ma di interiorità, cioè di spirito.

Ciò che contraddistingue gli esseri umani è proprio questo: occuparsi di futilità anziché di cose serie, occuparsi di falsità o apparenze anziché delle cose fondamentali.

Tutto il mondo canta, balla, parla, si diverte e non vuol pensare alla morte. Un po’ come i turisti del Titanic, mentre la nave si dirige contro gli iceberg. Non vogliono saperne di stare attenti. Eppure, com’è scritto nel Dhammapada, opera buddhista, i disattenti vanno incontro alla morte, mentre gli attenti si creano le condizioni della propria immortalità.

Si tratta solo di questo: di stare attenti al di là delle apparenze, di scendere in profondità sotto la superficie delle cose. Questa è in fondo la meditazione. Una cosa seria, che ci mette in conflitto con la socialità convenzionale, con il “così fanno o pensano tutti”.

Il problema è che noi ci identifichiamo solo con il corpo e le sue attività, credendo di essere proprio questo, un pezzo di materia.

Ma non diffamiamo la materia e non dividiamola dallo spirito. Anche lo spirito è materia, solo più sottile e invisibile. Invisibile ma percepibile dai nostri stati d’animo.

In India si parla della proprietà della materia di essere luminosa, cosciente e spirituale: è sattva. È questa proprietà che ci dona la coscienza e il benessere, ed è un attributo della materia stessa. In fondo, il nostro corpo è fatto di cibo e tutta la sua energia (con l’energia mentale e spirituale) deriva dal cibo.

Com’è possibile? È possibile perché già nella materia grossolana c’è un aspetto sattva di tipo spirituale e curativo.

Non ci credete? Allora pensate alle varie medicine che ci curano. Sono sostanze materiali, eppure ci danno il benessere.

Non bisogna dunque andare lontano per trovare l’elemento spirituale: è già dentro di noi.

Ma noi non siamo solo il corpo, grossolano e sottile. Noi siamo l’energia priva di forma e priva di nome, ma avvertibile quando ci si raccolga, anch’essa derivata dal cibo, che è l’ “io sono”. Se ci radichiamo in questo  io sono e ci distacchiamo dalle attività mondane, lo percepiamo direttamente e comprendiamo qual è la nostra vera natura.

Non solo il corpo, non solo la coscienza, ma anche colui che vede tutto questo: il Sé. E qui c’è lo Stato assoluto, privo di nascita e privo di morte, incondizionato. Questo Stato è sempre presente ed è la Realtà. Tutto il resto è sogno destinato a sparire.

Ma bisogna esercitare l’attenzione.

1 commento:

  1. Infatti io fuggo dai pseudo maestri con centomila followers. La penso cosi anche io, e per questo lei e quei pochi come lei che non hanno grandi platee, il resto e' solo spettacolo

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