L’assoluto (ab-solutus) o il Sé
è esattamente ciò che si è, ma non
può esistere nulla a testimoniarlo, neanche la coscienza, perché la coscienza è
duale e l’assoluto è al di là tanto del duale che del non-duale. Non è neppure
essere, perché è al di là tanto dell’essere che del non-essere. Quindi è al di
fuori del linguaggio della mente.
Allora come facciamo a dire che
lo siamo?
Lo siamo perché un’identità
l’abbiamo, anche se per ora sfugge a ogni tentativo di conoscenza, anche se per
ora conosciamo qualcosa di falso o parziale. Non possiamo non avere un’identità
perché l’identità è la Realtà ultima o prima, è l’Uno senza secondo perché il
secondo non ha più quell’identità.
Ma l’identità o il Sé è in noi,
è noi, e perciò dà segni di sé. Poiché è in gran parte inconscio, dà segni di
sé inconsciamente, al di fuori della razionalità comune.
Dunque, osserva ciò che emerge
inconsciamente nella psiche, perché può dirti nel suo linguaggio a-razionale
qualcosa di te che non sapevi. Può dirti qualcosa al di fuori del tempo e dello
spazio, provenendo dall’aldilà.
Questi messaggi dall’aldilà sono
talvolta nei sogni, nei lapsus, nelle intuizioni a-logiche, in certi movimenti involontari
del corpo, nelle coincidenze inspiegabili, negli incontri del destino, negli
amori.
I messaggi arrivano continuamente ma noi non li sappiamo captare. Come siamo continuamente attraversati da impulsi elettromagnetici, o di altro genere, di cui di solito non ci accorgiamo ma che possono essere captati con appositi strumenti, così possiamo captare i messaggi del Sé. Ma dobbiamo stare ben attenti ed essere super-sensibili. E a non confonderli con i messaggi dell'inconscio, che non è per niente trascendente ma sempre guidato dagli interessi egoici.
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