mercoledì 27 settembre 2023

Il paradiso/inferno

 

Ho letto un articolo su Il Giornale a firma di Felice Manti che si intitola “Perché a volte è bene che esista l’inferno”. Vi si dice che, di fronte ai delitti che ha compiuto un mafioso come Matteo Messina Denaro, appena deceduto in carcere, l’unica giustizia che potrebbe punirlo sarebbe quella di un inferno divino.

Così, per questo autore (come per tanta gente), Dio avrebbe istituito un “luogo”, governato ovviamente da Satana, in cui punire in eterno i malfattori, come Hitler e Stalin (ma ci mettiamo anche Mussolini e Putin?).

Quindi il male verrebbe perpetuato, reso eterno, proprio da Dio.

Non c’è niente da fare: il nostro pensiero è dualistico e non può fare a meno di vedere la realtà attraverso schemi contrapposti di concetti, perfettamente complementari: bene/male, vita/morte, Dio/Satana, inferno/paradiso, alto/basso, amore/odio, giustizia/ingiustizia, ecc. Questi concetti sono complementari perché l’uno sfuma nell’altro, l’uno giustifica e sostiene l’altro.

Ma è il nostro pensiero che vede la realtà così, oppure la realtà è proprio duale? E non si può concepire una vera Trascendenza che sia al di fuori e al di sopra del bene e del male, della vita e della morte?

A queste truculente e feroci idee delle religioni, contrapponiamo un pensiero superiore, capace di uscire da ogni dualismo, per esempio quello della Bhagavad Gita indiana dove il vero Dio rimane “neutrale e distaccato”, non conosce “amico o nemico” e afferma che “chi pensa di essere stato lui a uccidere o chi pensa di essere stato lui ad essere ucciso, parla come un bambino ingenuo. Sappi che l’uomo vero, lo spirito dell’uomo non è nato e non può morire. Non nato, perpetuo, eterno, antico, esiste ed esisterà sempre…  Dal mondo dei sensi vengono caldo e freddo, piacere e dolore. Essi vengono e vanno: sono temporanei… L’uomo che non è da essi turbato, è degno di vita eterna. Né il non essere può essere, né l’essere può non essere… Lo spirito è al di là della distruzione. ..Sebbene questi corpi siano destinati a perire, lo Spirito che vi dimora è immortale, incommensurabile, indistruttibile… Come una persona lascia un vecchio vestito e ne indossa uno nuovo, così il Sé abbandona il suo corpo mortale e ne prende uno nuovo…”.

Dunque, non è bene che a volte esista l’inferno/paradiso o la vita/morte. Ma è bene che si vada al di là di questi illusori concetti della nostra mente.

Il senso di giustizia/ingiustizia riguarda questo mondo, ma non va al di là. Al di là c’è la fine del sogno o dell’incubo.

 

2 commenti:

  1. bella riflessione

    Quale è, secondo te, la migliore copia disponibile sul mercato italiano della Bhagavad Gita come traduzione e fedeltà all'originale?

    Grazie

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  2. Per esempio le edizioni di Ubaldini Editore, civiltà dell'Oriente, e di Adelphi. Vi invito a leggere la Bhagavad gita, ma con spirito critico. E' l'espressione di una civiltà, non di un Dio.

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