Tu sai di esistere perché sei
cosciente, perché hai il senso di essere, che si è formato a poco a poco dopo
la nascita. Prima non sapevi nulla, non sapevi di esistere. Ora lo sai e ti
identifichi con un io: “Io sono questo qui”.
Ma l’io, a ben vedere, è
popolato di tanti io, perché non puoi dire che l’io di quand’eri bambino sia lo
stesso di ora che sei adulto. È diverso. Comunque la memoria conserva dei
ricordi di quell’antico io e ti dice che, in fondo in fondo, sei sempre quello.
Ma, quando morirai o sarai
colpito da Alzhaimer, non ti ricorderai più nulla. Perché, insieme al corpo e
alla mente, verrà distrutto il tuo senso di essere.
Se perciò ti identifichi con
quel senso di essere, scomparirai per sempre.
Ma tu sei il conoscitore di
tutto ciò e, quindi, sei separato dal corpo, dalla coscienza e dalle esperienze
in cui sei coinvolto. Tu vieni prima
della coscienza e del suo senso di essere. È questo il punto.
È in questo punto che ti devi
radicare. È su questo punto che devi mirare. È questo punto o centro su cui
devi fare affidamento.
Allenati a trovarlo, a identificarlo.
È l’osservatore, il Testimone, il Sé, che è distaccato da tutto. Sono la separazione, la
distinzione e il distacco che ti fanno scoprire chi veramente sei, prima di
tutto, in fondo a tutto, fuori da tutto… anche dal tempo e dal suo divenire.
Tu sei questo, non il
personaggio della tragicommedia umana.
Non si tratta, però, di un io
individuale, ma di un io che si approssima al tutto, superando i propri
confini.
Non è quindi un’anima, così come
la intendiamo nel senso comune (un’essenza), ma di un io allargato, di un io
trascendente, di ciò che c’è prima dell’anima, dello stato tendente allo stato originale.
Essendo uno stato originale, può
ancora essere un io delimitato, tenendo conto che l’ultimo stato originale è l’io
che ha perso ogni confine e si è fuso con l’Uno senza secondo.
Il Sé finale è l’Uno o Dio, l’energia
infinita. Ma lì si perde tutto.
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