martedì 26 settembre 2023

Gli "oracoli" del Sé

 

Il senso di essere, la coscienza “io sono” è tutto quello che abbiamo per sapere di essere. Se non l’avessimo, vivremmo come gli animali, inconsapevoli. Ma questa coscienza può essere intensificata con la meditazione, diventandone cioè sempre più consapevoli.

Di solito l’uomo si accontenta di questa piccola coscienza e non cerca di andare oltre. Sa di non sapere quale sia la sua origine, o la attribuisce a qualche Dio creatore, ma, come ho già detto, anche questo “non sapere” è una conoscenza di qualcosa.

E chi è il soggetto di questa conoscenza? Non è più la coscienza che non sa, ma la consapevolezza che sa di non sapere.

Questa consapevolezza è già al di là della coscienza abituale, è a un livello superiore. È il cosiddetto Sé. Ed è qui che dobbiamo dimorare per fare una vera meditazione.

D’altronde, capita già nella vita di dimenticarci di noi stessi per essere veramente presenti. E in questi casi non abbiamo più pensieri,  nemmeno il pensiero o la sensazione di essere in meditazione.

Allora la coscienza ha un maggior senso di se stessa e testimonia senza sforzo tutto ciò che accade o può accadere. Non è più divisa in due.

Pochi considerano il fatto che, se abbiamo questo Sé superiore dentro di noi, dovremmo e potremmo essere molto più consapevoli e capaci di quanto lo siamo abitualmente.

Ma possiamo fare la prova e avere dimostrazioni ponendo una serie di domande al Sé superiore mentre facciamo tacere o mettiamo tra parentesi l’io inferiore con la sua logica duale. Il problema è di distinguere tra i due, tenendo presente che l’io inferiore possiede anche un centro inconscio che potrebbe confonderci le idee, mandandoci risposte che sono semplici desideri e non realtà.

Poiché il Sé superiore è al di fuori dello spazio-tempo e delle sue limitazioni, possiamo anche interrogarlo sui nostri strati più oscuri, sulla sorgente di tutto, sull’origine della coscienza, sugli altri, sul mondo, su interessi pratici, su problemi di ogni tipo e perfino sul futuro. In fondo gli antichi oracoli avevano proprio questa funzione, seppure a livello rozzo.

Il problema dunque è che cosa utilizzare quale mezzo di interrogazione o “metodo di divinazione”. E come assicurarci che le riposte vengano solo dal Sé.

Questo può avvenire se domandiamo allo stesso Sé di convalidarci, ogni volta, le risposte. Chiediamo: vengono dall’inconscio o dal Sé? E il Sé deve rispondere.

È un dialogo difficile perché irto di trabocchetti. Ma deve essere possibile. Perché il Sé è dentro di noi, è noi, il vero noi, quello che recupereremo quando moriremo.

Se una cosa è in noi, deve poter comunicare, seppur non in maniera comunemente razionale, ma oltre-razionale.

 

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    potrebbe chiarire i concetti, e i rapporti tra di loro, di inconscio personale, inconscio collettivo, Sé e Dio? Grazie... Roberto Ricci (brahmadesordi)

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  2. L'inconscio personale è quello già definito da Freud insieme all'io e al super-io. L'inconscio collettivo è quello definito da Jung ed è comune a tutti. Il Sé è una specie di anima o di io supremo che esce già dal mondo ed è trascendente. Dio è un'energia, una forza, non un personaggio con un nome e un volto.

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