giovedì 14 settembre 2023

Il tempo e l'eternità

 

Io non sono pessimista. Dico solo che la vita è quella cosa che finisce… e che finisce male. Mi pare evidente. La morte prematura o la morte per vecchiaia pongono fine all’esistenza degli individui in modo doloroso. Fortunato chi muore nel sonno o senza accorgersi: non saprà neppure di essere morto. Ma per tutti gli altri è comunque sofferenza, per loro e per i loro cari.

Poiché noi non vorremmo morire in questo modo barbaro, ci inventiamo altre vite, paradisi e reincarnazioni. Ma non possiamo provare nulla e non possiamo nascondere che un’altra vita comporterebbe altra sofferenza, o perché dobbiamo ammettere inferni e purgatori, o perché, anche nel caso di una reincarnazione, ci ritroveremmo a nascere e a morire di nuovo.

Insomma, come ha ben visto il buddhismo, o ci si libera dell’intero ciclo nascite-morti o non scamperemo alla sofferenza, in qualunque posto si finisca.

La vita è un ghiacciolo che si scioglie a poco a poco. Quello che rimane è acqua, un fluido, non più limitato a quella forma. Sempre meno dotata di individualità.

In teoria, l’acqua può tornare a essere un ghiacciolo ( non più quello), ma solo se le si applica una certa energia.

Ma da dove viene quella energia? Dal vuoto.

Mi sono informato. E i fisici concordano nel dire che il vuoto ha un’energia infinita. Non è un vero vuoto, il vuoto non è affatto vuoto, ma è una specie di campo da cui possono scaturire coppie di particelle che si annichilano emettendo fotoni o lampi di luce, che sono energia.

Dunque sembra provato che il mondo abbia una struttura duale (particelle e antiparticelle), così come avevano intuito gli antichi taoisti con il loro yin-yang. Ad ogni polo si contrappone un antipolo. Ma in realtà l’uno è relativo all’altro, l’uno dipende dall’altro.

La coicidentia oppositorum spiega il divenire e l’apparente assurdità dei contrari che si toccano, si alternano, si inseguono, si annichilano e sono pur sempre la stessa cosa.

Questo  è l’ “eterno ritorno”, ciclico. Come una ruota che ritorna sempre là dove è partita.

Ma qualcuno, stanco di vita, vorrebbe uscire dal ciclo karmico, definitivamente, perché il divenire e il tempo comportano il temporaneo, il cambiamento, l’immancabile fine e la sofferenza. E poi si ricomincia.

Però il temporaneo prevede l’eterno, un’altra coppia di opposti. E quindi, con la morte, ritorniamo all’eterno… e poi di nuovo al temporaneo.

Insomma, uscire dal ciclo una volta per tutte sembra molto difficile. Siamo senza pace. Il mondo non trova pace.

Dovremmo uscire sia dal temporaneo sia dall’eterno. Per approdare dove? È un bel problema. Che forse dopo la morte dovremo risolvere, se ci rimarrà ancora consapevolezza.

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