mercoledì 6 settembre 2023

Il Sè supremo

 

“La vita” diceva Schopenhauer “è un pendolo fra la noia e il dolore” – non un bel viatico. Va bene, aggiungiamoci un pizzico di felicità, sempre troppo breve e sempre mutevole.

Perché è così?

Perché viviamo in una realtà dimidiata, priva di una vera identità stabile. Crediamo che la nostra identità sia quella sociale, psicologica, caratteriale, religiosa, ecc. – sempre insoddisfacente e variabile, sempre condizionata. Ma la vera identità è un’altra cosa: una perfetta e continua coincidenza fra conoscente e conosciuto, senza alcuna divisione, senza alcun dramma. È l’incondizionato, lo stato originario, presente ancor prima della nascita del senso dell’essere e quindi del mondo; presente anche dopo la fine dell’insieme corpo-mente.

Non si può neppure dire che esista perché presente prima del senso di esistere. Prima della nascita, non c’era il pensiero “io esisto”, non c’era né la coscienza di essere né la coscienza di non essere… Ma lo eravamo.

Quindi non possiamo, ora, pensare a quel che eravamo… Ma lo siamo.

Una cosa che siamo, ma che non possiamo pensare. Non è strano – anche l’inconscio è così: lo siamo, ci abita, ma ci sfugge. Questo è lo stato di alienazione fondamentale.

Siamo qualcosa che non possiamo pensare. E quel che pensiamo, non lo siamo.

Una situazione assurda, paradossale. Nella quale, purtroppo, viviamo. Ecco perché diciamo che è una specie di sogno.

La realtà-verità è lo stato oltre ogni nostro concetto, oltre ogni dualismo. Ma dà comunque segno di sé, quando stiamo attentissimi. Tanto attenti da distinguerla dai messaggi dell’inconscio.

Anche il Sé supremo è inconscio, cioè sprofondato in noi e invisibile, ma è al di là tanto del conscio quanto dell’inconscio.

Tuttavia, se si sta attenti, si fa sentire, con una logica che non è la solita razionalità.

Come lo sappiamo? Lo sappiamo perché, se siamo ombre, ci deve essere ciò che proietta l’ombra.

Tu sei il Sé supremo, ma non lo sai. E, per questo, non lo sei.

Riti, adorazioni, preghiere, devozione, fede in Dio o nell’anima… a che pro? A che pro se lo siamo già?

Lo siamo, ma non ci crediamo – e per questo siamo alienati. Non diceva Gesù che la fede può spostare le montagne?

Siamo già a destinazione. Ma non lo sappiamo e quindi cerchiamo.

Fermiamoci, non giriamo più. Immedesimiamoci!

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