“La vita” diceva Schopenhauer “è
un pendolo fra la noia e il dolore” – non un bel viatico. Va bene, aggiungiamoci
un pizzico di felicità, sempre troppo breve e sempre mutevole.
Perché è così?
Perché viviamo in una realtà
dimidiata, priva di una vera identità stabile. Crediamo che la nostra identità sia
quella sociale, psicologica, caratteriale, religiosa, ecc. – sempre
insoddisfacente e variabile, sempre condizionata. Ma la vera identità è
un’altra cosa: una perfetta e continua coincidenza fra conoscente e conosciuto,
senza alcuna divisione, senza alcun dramma. È l’incondizionato, lo stato originario,
presente ancor prima della nascita del senso dell’essere e quindi del mondo;
presente anche dopo la fine dell’insieme corpo-mente.
Non si può neppure dire che esista perché presente prima del senso
di esistere. Prima della nascita, non c’era il pensiero “io esisto”, non c’era
né la coscienza di essere né la coscienza di non essere… Ma lo eravamo.
Quindi non possiamo, ora,
pensare a quel che eravamo… Ma lo siamo.
Una cosa che siamo, ma che non
possiamo pensare. Non è strano – anche l’inconscio è così: lo siamo, ci abita,
ma ci sfugge. Questo è lo stato di alienazione fondamentale.
Siamo qualcosa che non possiamo
pensare. E quel che pensiamo, non lo siamo.
Una situazione assurda,
paradossale. Nella quale, purtroppo, viviamo. Ecco perché diciamo che è una
specie di sogno.
La realtà-verità è lo stato
oltre ogni nostro concetto, oltre ogni dualismo. Ma dà comunque segno di sé,
quando stiamo attentissimi. Tanto attenti da distinguerla dai messaggi
dell’inconscio.
Anche il Sé supremo è inconscio,
cioè sprofondato in noi e invisibile, ma è al di là tanto del conscio quanto
dell’inconscio.
Tuttavia, se si sta attenti, si
fa sentire, con una logica che non è la solita razionalità.
Come lo sappiamo? Lo sappiamo
perché, se siamo ombre, ci deve essere ciò che proietta l’ombra.
Tu sei il Sé supremo, ma non lo
sai. E, per questo, non lo sei.
Riti, adorazioni, preghiere,
devozione, fede in Dio o nell’anima… a che pro? A che pro se lo siamo già?
Lo siamo, ma non ci crediamo – e
per questo siamo alienati. Non diceva Gesù che la fede può spostare le
montagne?
Siamo già a destinazione. Ma non
lo sappiamo e quindi cerchiamo.
Fermiamoci, non giriamo più.
Immedesimiamoci!
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