martedì 26 marzo 2019

La presunzione religiosa


Chiunque conosca un po' di storia, sa quali conflitti ci siano stati in Occidente tra imperatori e papi per stabilire chi avesse la massima autorità. Gli imperatori sostenevano di essere loro i più potenti, ma i papi ribattevano che la loro autorità discendeva direttamente da Dio e che quindi tutte le autorità terrene dovessero sottomettersi. Questo per dire come il concetto di Dio sia sempre stato connesso a quello di potere. Perché, se si crede che Dio sia l' "Onnipotente" e che i papi siano i vicari di Cristo, inevitabilmente loro sono le massime autorità.
Ma, primo, bisogna credere che questo tipo di Dio esista e, secondo, bisogna credere che abbia scelto una religione sulla Terra che lo rappresenti. E questa è una gran sciocchezza, comunque la si metta. Dio è cristiano, musulmano, ebreo o indù ? Non facciamo ridere. Questa è d'altronde la grande presunzione degli uomini di religione - e non solo in Occidente. Per esempio, nell'India antica, i brahmani sostenevano di essere gli unici autorizzati mediatori tra gli uomini e Dio. Ed è così che si sono formate le caste politico-religiose, in tutto il mondo; è così che i sacerdoti hanno sempre rivendicato il loro potere. E i popoli superstiziosi, impauriti, sofferenti e sottomessi, sono diventati due volte schiavi: del potere del re e del potere del prete. In quei paesi, poi, in cui il re o chi ha il potere sostiene di essere stato prescelto direttamente da Dio, il centro del potere è ancora più forte, perché non c'è nemmeno un minimo di concorrenza fra Stato e religione.
        In realtà, il concetto di Dio si presta naturalmente a questi giochetti. Chi crede in Dio, crede anche di essere aiutato e sostenuto da un potere soprannaturale, anzi dal potere che ha creato il mondo. Dio e potere, Dio e presunzione vanno sempre a braccetto.
        Questo tipo di problema - e di strumentalizzazione - non si pone per il buddhismo, perché qui non si crede affatto in un Dio esterno, in un Dio creatore, in un Dio suprema autorità. Qui ognuno deve percorrere individualmente la propria Via e deve liberarsi o salvarsi da solo, con le proprie forze. Qui ciascuno è divino. Qui ciascuno è responsabile.
        Se perciò si mira a un salto di qualità nella religiosità umana, non si può che adottare un tipo di spiritualità in cui non c'è più un Dio centralizzatore, ma un'autorità diffusa, democratica e sostanziale. Finché non ci liberemo delle religioni teiste, che appartengono ad uno stadio infantile dell'evoluzione umana, non usciremo dalla schiavitù del potere e dei potenti. Lo pensava anche Albert Einstein che ebbe a dire: "La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrebbe andare oltre il Dio personale ed evitare dogmi e teologia. Abbracciando sia il campo naturale sia il campo spirituale, dovrebbe essere basata sul senso religioso derivante dall'esperienza di tutte le cose, naturali e spirituali, in una significativa unità. Il buddhismo soddisfa questa descrizione. Se una religione dovesse rispondere alle necessità scientifiche moderne, senz'altro sarebbe il buddhismo."
        Purtroppo, anche il buddhismo, se ridotto a venerazione del suo fondatore, diventa una religione come tutte le altre. Con il suo “Dio” e i suoi interpreti ufficiali.
C’è qualcosa nell’animo umano che rende molto difficile la liberazione dalle strutture religiose tradizionali.



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