martedì 26 marzo 2019

Il ciclo quotidiano della vita e della morte


Il buddhismo ci spinge ad uscire dal ciclo delle nascite e delle morti e ci fa immaginare un grandioso sistema di universi o di piani di realtà su cui possiamo transitare, avanzando o retrocedendo in base a come ci comportiamo. Questo può essere vero, ed è comunque una bella metafora.
Ma, nel frattempo, noi ci dobbiamo occupare del quotidiano - ed anche qui scopriamo che ci sono continuamente momenti in cui ci sentiamo vivi e momenti in cui ci sentiamo morti, momenti in cui siamo pieni di energia e momenti in cui siamo pieni di sconforto, momenti di speranza e momenti di delusione, momenti di pace e momenti di guerra, momenti di attrazione e momenti di avversione, momenti di lucidità e momenti di confusione, momenti di vivacità e momenti di noia, eccetera eccetera; insomma l'esistenza è un continuo morire e rinascere, qui o chissà dove, un continuo alternarsi di piaceri e di sofferenze, di alti e di bassi, nonché uno spostarsi di dimensioni, di piani, di mondi.
Mille volte moriamo, mille volte rinasciamo.
Questa è la vita - ci diciamo. Ed è vero: il nostro è un mondo di cambiamenti e di contrasti costanti. Però è possibile trascendere il proprio limitato punto di vista, guardando le cose con distacco e raggiungendo una visione più ampia e più profonda delle cose. Questo non eliminerà i cambiamenti, ma ci darà la possibilità di dare ad essi una direzione, un senso e una coerenza che ci porteranno a migliorare la qualità della nostra vita e ad allargare la nostra comprensione.


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