mercoledì 20 marzo 2019

Addestrare la mente


Troppo spesso la nostra mente è in preda a una folla di pensieri incontrollati, a un rimuginio senza sosta, a un dialogo senza costrutto - spezzoni di frasi, ricordi, fantasie, persone immaginarie, situazioni irreali, pulsioni velleitarie, sogni ad occhi aperti, considerazioni amare, speranze illusorie... in un caos senza capo né coda. Questo è il primo problema della meditazione - ma anche la prima presa di coscienza. Tutta questa attività febbrile, tutti questi pensieri creano una specie di velo tra noi e la realtà.  È come quando si cammina telefonando: ciò che diciamo o ascoltiamo ci distrae dalla realtà esterna... e magari finiamo in un tombino.
       Ecco due metodi per uscire da questa situazione di alienazione. Considerare i pensieri come qualcosa che viene dall'esterno e alzare una barriera - di attenzione - per respingerli o ignorarli.
       Oppure considerare il nostro vero sé come un Testimone di una mente invasa dai pensieri. Anche in questo caso osserviamoli come corpi estranei e poi accantoniamoli o lasciamoli cadere, come se non fossero nostri. Noi siamo il Testimone, non i pensieri.
       Lo scopo è costituire un nucleo incontaminato al nostro interno, un centro di consapevolezza che non venga toccato dalle ondate delle attività mentali. Ritrovare la quiete e il silenzio mentali.
       Questo vuoto mentale non deve trasformarci in idioti inconsapevoli, ma deve rendere la nostra mente ancora più chiara e lucida. È un esercizio di pulizia, di purificazione.

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