Tutto nell'esistenza è transitorio, dalla vita
degli esseri viventi alla vita dei grandi ammassi stellari. Un giorno moriremo
tutti noi e morirà anche l’universo. Questo ci dicono gli scienziati e questo
ci dice la nostra esperienza. Tutto insomma nasce all’insegna del cambiamento
costante, dello scorrere del tempo e della vita-morte. Vita e morte sono un
binomio indissolubile: se c’è la vita vuol dire che ci sarà la morte. Ma è vero
anche il contrario: se c’è la morte, la fine, il nulla, vuol dire che possono
esserci anche la vita, il principio e il tutto o comunque qualcosa.
Questo è il primo assioma della conoscenza,
che è sempre duale e dinamica, con un passaggio continuo da uno stato di essere
a uno stato di non essere, e viceversa, da uno stato di soggetto conoscente a
uno stato di oggetto conosciuto, e viceversa, da uno stato di io a uno stato di
altro, e viceversa.
Nel binomio essere-nulla, il non essere è la conditio sine qua non dell’essere.
Almeno per la nostra mente duale.
In questo andirivieni continuo, noi siamo
sballottati come se fossimo in preda a un moto ondoso. E dobbiamo cercare di
barcamenarci; su e giù, su e giù, su e giù…
Anche felicità e infelicità si alternano di continuo.
Di solito siamo felici quando esaudiamo qualche desiderio, ma, una volta esaudito,
ritorna lo stato di mancanza o la sofferenza. E questo per tutti; dal re al
miserabile.
Questo però significa che in ogni situazione
negativa incomincia a profilarsi anche una posizione positiva e che da ogni
evento sfavorevole può venire qualcosa di favorevole.
Il dolore è necessario almeno quanto la gioia,
per il cambiamento, e c’è infatti un tempo per tutt’e due.
In questo moto ondoso o dialettico, l’importante
è non farsi travolgere, ma mantenere la barra diritta. Insomma, dobbiamo ritrovare
ogni volta il nostro equilibrio, secondo un principio di autoregolazione o omeostasi.
Che è quell’atteggiamento che permette di conservare le proprie caratteristiche
al variare delle condizioni.
Questo per dire che la base di ogni saggezza e
di ogni capacità di resilienza è il mantenimento della propria pace interiore.
La prima felicità è relativa e mutevole, la
seconda ci porta la stabilità.
Gentile Lamparelli, contesto che il non essere è la conditio sine qua non dell’essere. Come insegna Parmenide, il non essere può solo non esistere, e questo lo comprende anche la mente duale. Il non essere è un assurdo, sia nell’aldiqua che nell’aldilà.
RispondiEliminaGiacomo Verde
E' vero per il non essere assoluto. Ma, per il non essere relativo (la mancanza di qualcosa), non è vero.
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