lunedì 8 maggio 2023

Identità come perfetta o più completa coincidenza

 

Noi osserviamo noi stessi: questo è un dato di fatto. Non ci limitiamo a vivere, ma c’è un punto da cui ci osserviamo. Chiamiamolo l’Osservatore o il Testimone.

Ci siamo trovati un bel giorno a vivere, senza sapere come. Da qui l’idea che ci abbia creato qualche Dio. Ma forse c’è stata una forma di oblio, ci siamo dimenticati dello stato da cui venivamo. E adesso sappiamo che siamo, ma ignoriamo da dove veniamo.

È una strana situazione. È come se ci mancassero i genitori. Per questo indaghiamo sulla nostra origine. Ce la siamo dimenticata.

Tuttavia siamo coscienti di essere, sappiamo che abbiamo un certo corpo, una certa mente e un certo carattere. Ma non sappiamo chi eravamo prima, prima di essere coscienti. Non eravamo? Ma questo è ancora più assurdo, perché dal non essere non può nascere qualcosa.

Allora pensiamo che prima non eravamo coscienti. Eravamo in uno stato di non conoscenza e, all’improvviso, da questo stato di non conoscenza è apparsa la capacità di conoscere… non solo le cose, ma anche se stessi.

Ora, questa è la nostra identità o realtà originale. Qualcosa in cui non c’è coscienza in quanto dualità. Ma c’è una perfetta identità.

Lo stato precedente e successivo (dopo la morte) non può essere cosciente, perché non può essere diviso fra soggetto che conosce e soggetto conosciuto. È un tutt’uno, è uno.

Questa realtà è al di fuori dello spazio-tempo, perché, come le leggi della fisica o della matematica è valida sempre. Non può avere un inizio e una fine.

Dunque, abbiamo una realtà che non possiamo conoscere, ma che siamo.

Nessun commento:

Posta un commento