La vita incomincia male (il doloroso parto) e
finisce peggio (la dolorosa morte). Sempre violenza, sempre sangue, sempre
lacrime e altre secrezioni del corpo.
Del resto, anche chi ha scritto i “libri
sacri” nel mondo se ne è accorto. E, allora, ecco il mito del peccato originale,
della caduta dal paradiso terrestre, della degenerazione di una fantastica età
dell’oro…
“Tu, donna, partorirai con dolore. E tu, uomo,
faticherai con il sudore della fronte!”
Incominciamo male…
Ma che cosa aspettarsi da un mondo che nasce
dal nulla con una enorme esplosione? Niente di buono; soprattutto violenza,
contrasto e guerra.
E, infatti, siamo ancora qui a far guerre, a
uccidere o a farci uccidere.
Certo, quando un fiore sboccia, è bello. Ma
subito dopo deve appassire.
La vita è in questo intervallo, tra uno
sbocciare e un appassire, pieno di poche cose buone e di molte cose cattive.
Un mondo che nasce già così non può che essere
una realtà inferiore, priva di una vera consistenza ( perché dura poco). Ciò
che non dura non può che essere un’illusione.
I credenti dicono che Dio si è manifestato più
volte e tanti sono stati i profeti che hanno cercato di cambiare le cose. Ma
con che risultato? Loro e i loro dei sono spariti e il mondo non è cambiato.
Tutto succede spontaneamente, “naturalmente”,
da sé; e noi non abbiamo nessun controllo. Possiamo decidere poche cose nel
mondo; ma che controllo abbiamo sull’universo? Siamo fuscelli sballottati dal
vento cosmico.
Quando una persona muore, diciamo che se ne è andata.
Ma, semplicemente, si è dissolta una maschera, uno che si credeva di essere
arrivato chissà dove e di essere chissà chi.
È talmente grande la presunzione e l’illusione
di essere che ci affatichiamo per costruire case, carriere, famiglie, eredi,
pur sapendo che di noi non resteranno che sbiadite fotografie e che dovremo
abbandonare tutto.
È proprio questa consapevolezza angosciosa che
sta alla base della sensazione di esistere. Sappiamo che siamo impermanenti,
destinati a morire.
È per questo che ci diamo tanto da fare e non
stiamo mai fermi: cerchiamo di vivere, di amare, di arricchirci, di riprodurci
e di essere potenti il più possibile. Ma è una corsa disperata contro il tempo,
inseguiti sempre da una belva feroce, la morte.
La verità è che ciò che è irreale,
un’illusione, finirà inevitabilmente per scomparire.
Quando ci rendiamo conto di questa verità o
perdiamo interesse per la vita stessa o ci accaniamo ancora di più a vivere. Ma
più di tanto non possiamo fare. Alla fine moriremo lo stesso.
Tanto vale contare sul testimone di questa
consapevolezza, che è l’osservatore per
il quale è fatto tutto questo spettacolo. Forse lui non morirà, ma, conosciuta
la verità, non avrà più il desiderio di vivere e si dilaterà a comprendere
tutto.
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