Il paradosso è che colui che conosci non è te,
mentre colui che non conosci è il vero te stesso. Questo significa che tutta la
conoscenza accumulata non ti è utile per conoscere te stesso e quindi, a
livello metafisico, è falsa, è ignoranza.
Sai tante cose, ma non sai chi sei veramente;
sai tante cose, ma nessuna che ti serva a conoscere la tua ultima o prima identità.
Però, intuitivamente, puoi capire di non
essere né questo corpo né questa mente.
Sei altro, sei qualcosa che non puoi conoscere
perché, per conoscere in questa dimensione, devi mettere in azione una coscienza
duale, mentre la tua vera identità è
unitaria e quindi è al di là della conoscenza bipolare.
Il paradosso continua perché ciò significa che
gli uomini vedono tutto come uno spettacolo. Da qui la loro passione per le
cerimonie, il cinema, i rituali, la televisione, i cellulari.
Tutto per loro è uno spettacolo esteriore…
anche l’universo.
Se dovessimo dire che cos’è la conoscenza
ultima, diremmo che non ci sono individui separati, perché tutto è Uno. Ma, all’interno
di questo Uno, qualcuno sogna di essere un individuo singolo.
La prima fase della meditazione è essere
presenti, è percepire di essere vivi e coscienti. La seconda è capire che è
tutto uno spettacolo, un sogno, un’illusione, un gioco di immagini e di
concetti.
La terza è sentire che la realtà ultima è
altra.
La tua vera identità è prima che sorgesse la coscienza
duale.
Ma perché è nata?
Per una banale vibrazione dell’essere.
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