martedì 16 maggio 2023

La "bellezza" della vita

 

Non c’è pericolo che qualcuno si fermi un momento a riflettere. Appena si ha un’ora libera, ci si dedica a viaggi, spettacoli, hobby, rapporti sociali, cinema, televisione, cellulari e compagnia bella… tutto pur di non meditare, di non stare con se stessi. Una perfetta alienazione, cioè non essere se stessi, non voler mai essere se stessi.

Siamo affascinati dallo spettacolo del mondo e lo guardiamo incantati come se fossero fuochi d’artificio o qualche film avvincente.

Meditare non è essere coinvolti o pensare o fantasticare, ma essere coscienti della coscienza, assaporare il senso di essere e poi capire cos’è il nulla e la morte.

Tutti abbiamo paura di morire, perché abbiamo paura di perdere la coscienza. E in effetti è la coscienza che proietta tutto lo spettacolo.

Ma è uno spettacolo illusorio, fugace, inconsistente. Sostanzialmente falso.

Se, prima di nascere, ci avessero chiesto di entrare in un utero e passare anni a crescere per poi morire, nessuno avrebbe accettato. Saremmo stati stupidi. In realtà siamo stati trascinati in questo mondo, non per il nostro desiderio ma per il desiderio dei nostri genitori. Sono loro che hanno compiuto il misfatto.

Nascere è una cattiva idea, uno sbaglio, un imprigionamento, una degenerazione: tutti i miti d’origine ne accennano.

La nascita della coscienza è la spaccatura cosmica, lo sdoppiamento di ciò che c’era prima – uno stato unitario.

Le religioni e le autorità sociali ci decantano la bellezza della vita, perché vogliono renderci schiavi di loro che comandano.

Ma, se la vita fosse così bella, perché nessuno torna mai indietro dal mondo dei morti?

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