sabato 27 maggio 2023

L' instabilità cosmica

 

Se, con la morte, scompare l’io, mi sapete dire chi può essere giudicato, punito o premiato? Non ha più senso.

Allora, qualcuno, malauguratamente, pensa che l’io, sotto forma di anima, sopravviva alla morte; ma così si proietta il dualismo bene-male anche nell’aldilà.

Può darsi, comunque, che ci sia una salita progressiva e che per i primi stadi rimanga una qualche memoria, dovuta alla potenza e alla vischiosità dei desideri terreni.

In realtà, come le malattie ci portano da uno stato di benessere a uno stato di malessere, così anche la coscienza, o il senso di essere, va considerato una malattia. La coscienza di sé è una malattia che spezza l’unità originale.

Con la coscienza appaiono il tempo, il mondo, la divisione, il contrasto, l’io e il concetto di Dio, spontaneamente, tutti insieme. Ma non sono che prodotti della spaccatura, senza una vera sostanza, immaginari. Non c’erano prima e non ci saranno dopo.

Perché lo stato originario completo e perfetto si è ammalato? Ci si ammala perché qualunque sussulto o movimento nella perfezione non può che introdurre l’imperfezione.

Del resto, perché ci si ammala nella vita comune? Proprio perché nella salute è penetrata l’instabilità, che è insita nelle cose.

La perfezione è cagionevole di salute.

Però ci rimane il testimone della coscienza, che è un pezzo del mondo di prima. E seguendo la consapevolezza di questo testimone, si capisce tutto. Dove siamo finiti e dove ritorneremo.

Il povero Dio lasciamolo stare. È già morto.

È proprio il buddhismo che afferma che gli dei esistono e vivono a lungo. Ma alla fine muoiono anche loro.

Tutto è instabile.

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