venerdì 26 gennaio 2024

Temporaneità ed eternità

 

Come si generano gli eventi? Ci sono cause ed effetti praticamente infiniti come in un gigantesco tavolo di biliardo. Le palline si scontrano fra di loro in una reazione a catena. Se siamo bravi a giocare, possiamo cercare di indirizzare i nostri colpi; ma questo è possibile quando le palline sono poche. Se sono infinite, chi è in grado di calcolare le possibili interazioni?

A livello sociale, se siamo potenti, per esempio capi di Stato o capi di un’azienda, possiamo influire sulle vite di molte persone e quindi dirigiamo certi eventi. Ma non su tutti e poco su noi stessi. Se siamo Napoleone o Cesare possiamo prendere decisioni che faranno vivere o morire migliaia di persone, possiamo scatenare guerre, possiamo promulgare leggi, possiamo conquistare territori. Ma alla fine la storia ci dice che molte decisioni erano sbagliate o che anche i grandi condottieri sono stati sconfitti da altri condottieri o dalle malattie o dal destino. Nessuno controlla tutto e tutti.

Dunque, per quante cose si possano controllare, alla fine qualcosa ci sfuggirà e noi perderemo il controllo. In Oriente, si dice che c’è un karma individuale, provocato dalle nostre azioni precedenti, ma ci sono anche karma collettivi, familiari, nazionali. Anche in Occidente, Jung parlava di un inconscio personale e di uno collettivo. Quindi, tante cose ci sfuggono, non sono controllabili.

L’inconscio è la naturale conseguenza del conscio, della coscienza. È un’antinomia come le altre. Perciò l’uno comporta l’altro. Se c’è una coscienza, c’è un inconscio. Il che è come dire che non possiamo controllare tutto, per principio.

Delle antinomie, che sono migliaia, ci sfugge l’unità, ci sfugge che sono aspetti contrastanti di uno stesso processo. Per esempio, della respirazione capiamo che non può esserci un’espirazione senza un’inspirazione, e che quindi i due poli sono indissolubilmente collegati, ma di tante altre antinomie non capiamo l’unità. Per esempio, dell’antinomia amore/odio o bene/male non afferriamo la comune origine, tanto che non abbiamo né il concetto né la parola per esprimerla. Anzi, ci meravigliamo se qualcuno ci dice che sono due aspetti dello stesso fenomeno. Solo l’intuizione può coglierla, solo la consapevolezza può afferrarla.

Ma se coscio/inconscio e le altre polarità antinomiche sono collegate, la loro unità che cos’è? Come posso esprimerla? E, soprattutto, come posso modificarla?

Che cos’è questo ente che oscilla fra conscio e inconscio, fra essere e non-essere?

Una simile oscillazione era prevedibile, perché anche noi siamo processi come tutti gli altri. Niente è fisso, stabile. E anche noi oscilliamo fra poli opposti. Se c’è il conscio, ci deve essere l’inconscio. Se c’è l’essere, ci deve essere il non-essere. Se c’è l’ente, ci deve essere il niente.

Ma i due poli, in questo caso, di quale fenomeno unitario sono espressione? Come possiamo capirlo, definirlo, esprimerlo, intuirlo?

L’io è anche gli altri, d’accordo – interrelazione. Ma anche l’ente è in sé un moto duale. Fra l’essere e il niente, fra il conscio e l’inconscio, c’è un andirivieni, un’oscillazione, che individua per po’ l’ente. Una specie di respirazione come quella delle maree, come quella del tempo, come quella del giorno e della notte, come quella del bene e del male, come quella della pace e della guerra…

Non abbiamo il concetto, non abbiamo la parola. Abbiamo solo l’intuizione del processo, oltre che l’evidente oscillazione fra vita e morte o fra attrazione e repulsione.

Sappiamo che per un po’ esisteremo, poi rientreremo nell’utero cosmico… e quindi riusciremo (riformattati), e così via . Dentro e fuori, dentro e fuori…

Ne siamo coscienti, ma questa stessa coscienza respira, è la respirazione cosmica. Dunque è proprio la coscienza che dà questa sensazione. 

Senza coscienza potremmo vivere?  Potremmo vivere così come vivono tanti animali, limitandoci a provare e a reagire alle percezioni. Questo già avviene. Ma non avremmo la sensazione di essere, che è tipica della nostra coscienza.

Già nella psicologia orientale la coscienza è considerata il sesto senso. Ossia è considerata una sensazione. Io so di esistere. Ma, mentre so di esistere, so che sono in divenire, che sono immerso nello spazio-tempo, e che dovrò morire.

Avere la coscienza di esistere è avere la coscienza di dover morire. Purtroppo le due polarità vanno insieme. Gli animali che vivono solo le sensazioni del presente non sanno di dover morire. Muoiono e basta.

L’oscillazione della coscienza deriva dal fatto che tutti i processi di questo mondo sono dinamicamente duali.

Tuttavia, noi abbiamo anche l’intuizione che sono composti da qualcosa che in origine era unitario. È questo quid unitario che si è diviso in due movimenti. Se non ci fosse stata questa unità di base, le forze delle antinomie non sarebbero due aspetti dello stesso fenomeno.

Questi due aspetti o moti sono uniti complementariamente per tutta la loro vita – un po’ come l’entanglement delle particelle, che pur essendo divise rimangono correlate, poiché lo stato quantico di una particella è intrinsecamente legato allo stato quantico di un'altra. In altri termini, le due forze di un’antinomia non possono essere separate, ma rimangono indissolubilmente collegate. Un binomio indissolubile di yang e yin. Né senza di te né con te: questo è il paradosso della realtà, che assicura la correlazione ma mai l’unione completa. Se ci fosse l’unione completa, entrambi si annichilerebbero.

Siamo degli equilibristi della realtà, bravi a stare insieme ma non a fonderci. Non è questo l’atto d’amore, ossessivamente ripetuto? Un tentativo di fusione per provare solo un attimo di realtà veramente unitaria, un attimo di eternità, al di fuori del mondo duale e del suo spazio-tempo.

Perché dobbiamo ammettere che riconoscendo la nostra contingenza, aspiriamo inevitabilmente all’eternità. E, con ciò, dobbiamo ammettere che l’eternità “esiste”. Se esiste la mortalità, deve “esistere” l’immortalità, anche se non capiamo in che forma. Non è una fede, ma l’applicazione della legge dei contrari antinomici.

 

Nessun commento:

Posta un commento