Il mondo è sull’orlo di una guerra mondiale. La guerra divampa in
Ucraina che deve difendersi dall’invasione russa, con l’appoggio di Europa e
Stati Uniti. La guerra divampa in Israele e in Palestina con rischi di
allargamento. La Svezia ha detto ai suoi cittadini di prepararsi alla guerra.
Dall’altra parte del mondo il dittatore Kim della Corea del nord fa lo stesso
con i suoi cittadini. In Asia si fronteggiano Cina e Stati Uniti. Sotto i mari
viaggiano navi e sottomarini armati di missili nucleari. E tralascio le varie
guerre minori Sarebbe quasi normale dopo settant’anni dall’ultima guerra
mondiale, se non fosse che oggi esistono armi nucleari in grado di distruggere
il pianeta. Siamo impazziti?
Dove non c’è uno scontro militare, c’è una competizione sfrenata
fra paesi e fra cittadini dei vari paesi per accaparrarsi il potere e le
risorse del pianeta. I ricchi hanno dichiarato guerra ai poveri e diventano
sempre più ricchi. I poveri sono ricacciati sempre più indietro. Dappertutto,
ci sono masse di immigrati che tentano di entrare nelle nazioni più evolute, ma
il conflitto tra musulmani, ebrei e cristiani aggrava le cose.
Che altro c’è? Una crisi climatica che minaccia di destabilizzare
tutti e un’inflazione che corrode i già miseri poteri di acquisto. I giovani si
organizzano in bande per scontrarsi fra di loro, per lo spaccio o per futili
motivi. Insomma, sembra che a troppa gente prudano le mani e che molti aspirino
a ogni tipo di violenza. Quindi rinascono anche il fascismo, l’autoritarismo e
il maschilismo.
Intendiamoci, non c’è niente di nuovo sotto il sole. Il mondo è in
guerra da quando è nato. Leggevo che l’uomo Sapiens (noi) ha distrutto con la
violenza il più mite uomo di Neanderthal. Ma quello che c’è di nuovo è la
distruttività delle armi nucleari, che lascerebbero ben pochi vivi.
Ma perché questa distruttività umana? Prima di tutto, perché il
conflitto è all’origine di tutto. Ed è dentro tutti. Per la legge della
complementarità, le forze in gioco, fisiche e mentali, devono essere sempre a
due a due e controbilanciarsi. In parole povere, se volete la costruttività
dovete prendervi anche la distruttività. Se volete l’amore, dovete prendervi
anche l’odio. Se volete la pace, dovete prendervi anche la guerra. Se volete il
piacere, dovete prendervi anche il dolore. Se volete la salute, dovete
prendervi anche la malattia. Se volete il bene, dovete prendervi anche il male.
Se volete la vita, dovete prendervi anche la morte, eccetera eccetera.
Le due forze dei vari processi si contrappongono ma sono
complementari. L’una non può esistere senza l’altra. Sarebbe come pretendere
che nel processo della respirazione ci fosse solo l’espirazione o l’inspirazione.
Non è possibile. Possiamo variarle entro certi limiti variando i respiri, ma
non potremo mai eliminare una delle due.
Questo dualismo delle forze si riflette nel mondo fisico
(particella e antiparticella, materia e antimateria…) e nel mondo della mente
(pensieri, sentimenti, emozioni, ecc.). Ed ecco il perché della continua
oscillazione dei nostri stati d’animo. Non è quindi solo una questione di
linguaggio, ma proprio una questione strutturale. Perché noi abbiamo effettivamente caldo e freddo, luce e
buio, piacere e dolore… non si tratta di semplici concetti. Se ti porto al Polo
Nord con quaranta gradi sotto zero, non dirai mai che il freddo è solo una tua
impressione: tutti sentirebbero freddo. Se si spegne la luce e ti trovi al
buio, non dirai mai che è solo una tua impressione. Se ti pianto un chiodo in
una mano, non dirai mai che quel dolore è solo una tua impressione. È una
realtà. E viceversa: se ti porto in un deserto con cinquanta gradi di
temperatura, non dirai mai che è solo una tua impressione. Se si accende la
luce in una stanza buia, non dirai mai che è solo una impressione. Se fai
l’amore, non dirai mai che quel piacere è solo una tua impressione, se sei un
maschio o una femmina è qualcosa di reale, non un’opinione…
Dunque, il dualismo delle sensazioni è reale come il dualismo di
ogni forza fisica. Non c’è differenza.
Certo, le proporzioni dei due poli opposti possono variare. Se mi
innamoro, l’amore salirà per esempio a 80 e l’odio scenderà a 20. Ma, se vengo
tradito, l’odio salirà a 80 e l’amore scenderà a 20… o sparirà quasi del tutto.
Nel qual caso il processo finirà. Ma, se si manterrà, qualcosa dell’amore rimarrà
anche nell’odio, perché chi odia può pensare più al soggetto amato di chi ama.
Nell’antinomia, le proporzioni delle due forze contrapposte
possono variare, ma mai sparire del tutto, perché l’una è legata all’altra,
l’una mette al mondo l’altra. Se rimanesse solo una sensazione, avremmo un
attimo, o anche più, di climax, ma dopo quell’attimo ritornerebbe il dualismo.
Tanto basta, però, per capire quale meraviglia sarebbe una realtà senza
dualismo.
Semmai, un’antinomia può passare in secondo piano e presentarsi
un’altra, per esempio indifferenza/interesse. Qui, di nuovo, si avrebbe
un’oscillazione.
Ma nel campo degli eventi? Se per esempio vinco al totocalcio 10
milioni, non posso dire che non sia una fortuna. Se trovo una banconota da
cento euro per strada, non posso dire che non sia un evento fortunato. Se mi
rompo una gamba scendendo le scale, non posso dire che non sia una sfortuna.
Dunque il binomio fortuna/sfortuna è reale come quello tra particella e antiparticella.
Ma anch’esso oscilla: se vinco 10 milioni ma perdo il biglietto, non posso dire
che non è sfortuna. Se mi rompo una gamba e questo mi impedisce di prendere un
aereo che precipita, la sfortuna si trasforma in una fortuna.
Ma è prevedibile?
C’è una storiella taoista che spiega bene questa oscillazione
della fortuna/sfortuna. C’era il figlio di un contadino che trovò un bel
cavallo e i vicini dissero: “Che fortuna!” Poi, un giorno, cavalcando, il
giovane cadde da cavallo e si ruppe una gamba, e i vicini dissero: “Che
sfortuna!” Quindi un giorno arrivarono i messi del re ad arruolare i giovani
per la guerra, ma scartarono il giovane perché aveva una gamba rotta: “Che
fortuna!” dissero i vicini. E così via.
Ci sarebbe da chiedersi che cosa ho fatto/non fatto o è stato
fatto/non fatto perché mi capitino questi eventi. E questa è la domanda più
importante. Si può incidere sull’oscillazione fortuna/sfortuna o
successo/insuccesso? Cioè, dobbiamo sempre subire questi eventi o possiamo
modificarli a nostro favore? O, per lo meno, possiamo prevedere ciò che si sta
accumulando?
Abbiamo visto che tutti credono a una specie di meccanismo karmico
per cui facendo del bene si otterrà altro bene (il motivo per cui si fa
beneficenza). Ma abbiamo anche visto che questo non è vero, perché l’antinomia
bene/male segue una logica inversa. È proprio il bene che mette al mondo il
male. Se non ci fosse l’idea di bene, non ci sarebbe neanche quella di male.
Se aumentano le vite sul pianeta, non aumenteranno anche le morti?
Questo significa che le due idee sono complementari – cosa che sapevamo visto
che se c’è la vita non può non esserci la morte, e viceversa.
Se c’è il maschile, ci dev’essere il femminile, e viceversa,
perché i due sono complementari.
Se c’è il pieno, deve esistere il vuoto, e viceversa. Se c’è il
tutto deve esistere il nulla, e viceversa…
Insomma i due poli contrapposti di ogni antinomia devono essere in
un equilibrio complementari, perché le forze vanno sempre a due a due e devono
compensarsi.
Anche a livello sociale è così. Se ci sono troppi vecchi rispetto
ai giovani, se ci sono troppi maschi rispetto alle femmine, se ci sono troppi
ladri rispetto ai poliziotti, se ci sono troppe perdite in un’azienda rispetto
ai profitti… il sistema va in crisi. E, a livello ecologico, ogni fiore deve
avere il suo impollinatore, ogni insetto il suo nemico e i cacciatori devono
essere in equilibrio con le prede, altrimenti il sistema collassa… Gli esempi
sono infiniti, in ogni campo.
Questo significa che ogni processo – fisico, mentale, sociale o
degli eventi – deve essere mantenuto in un equilibrio complementare o in uno
scarto sostenibile secondo precise
modalità, superate le quali il sistema collassa.
Nessuno dei due poli può reggersi senza essere controbilanciato
dall’altro. E quindi non potrà mai darsi, per esempio, che vinca il male o il
bene, il giusto o l’ingiusto, la pace o la guerra, l’attrazione o la
repulsione, la luce o le tenebre… ci dev’essere sempre una contrapposizione
solidale, in modo che i due poli sopravvivano. Ci dev’essere sempre un
conflitto, ci dev’essere sempre un legame, ci dev’essere sempre una
interrelazione. Naturalmente, le due forze possono cambiare temporaneamente le
proporzioni, ma la somma deve essere sempre quella e la sproporzione non può superare
una certa quantità, o il sistema non sarà più in grado di riprendersi.
È come guidare una bicicletta, che può essere inclinata da una
parte e dall’altra, ma non oltre certi limiti, se no si cade.
Quanto al campo degli eventi e alla sua predicibilità, è sicuro
che nessuno sarà sempre fortunato o sfortunato, ma una combinazione variabile
dei due. Bisogna quindi aspettarsi il cambiamento continuo. Dopo la fortuna
arriverà la sfortuna e dopo la sfortuna arriverà la fortuna.
Questa è la prima regola. Quindi mai esaltarsi o deprimersi, ma
essere pronti. E poi ognuno ha un destino personale e collettivo, con cui deve
fare i conti. Esserne consapevole è importante. Ed è importante essere
sensibili, ipersensibili, per capire se stessi e gli altri. Perché nello
scenario degli eventi tutti incidono con le loro azioni.
E qui torniamo alla predicibilità. Ci vorrebbe un supercomputer
per calcolare le conseguenze delle azioni degli uomini e della natura, perché è
certo che siamo tutti collegati in un’immensa rete. Noi lo sappiamo, tanto che
abbiamo anche sviluppato metodi di previsioni legati ai pianeti (astrologia) o
a tanti oracoli: tarocchi, I-ching, pendolino, carte, calcoli statistici,
previsioni meteorologiche, previsioni economiche, previsioni politiche, modelli
matematici, fondi caffè o tanti altri strumenti nella speranza che possano
prevedere qualcosa.
Ma lo strumento più importante è la sensibilità umana, concentrata
su noi stessi, sugli altri e sul corso degli eventi. Non possiamo non
avvertire, per esempio, la qualità dei tempi, l’addensarsi di nuvoloni o di
tempo sereno, i corsi e ricorsi storici. Non possiamo trascurare l’emergere di
certi leader, di certe tecnologie, di certe scoperte scientifiche. I fattori
che influiscono sono tantissimi. E i karma non sono solo quelli individuali, ma
anche quelli dei popoli, delle famiglie, delle nazioni, delle collettività,
dell’umanità, delle ere.
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