sabato 27 gennaio 2024

Soggetto/oggetto: l'osservatore del mondo

 

La domanda delle domande è: ma la coscienza è un semplice registratore della realtà o è lei che la fa apparire così, quindi è un elemento creativo. È un po’ come domandarsi se sia nato prima l’uovo o la gallina. È chiaro che si sono coevoluti: la gallina ha generato l’uovo e l’uovo ha generato la gallina.

Quindi il mondo ci appare così perché si è coevoluto con i sensi dell’osservatore. Se non avessimo uno o due di questi sensi, il mondo ci apparirebbe diverso. Non ha senso, per esempio, chiedere a un cieco che cosa sia un colore o a un sordomuto che cosa sia un suono. Per loro queste cose non esistono.

Quindi, mentre il mondo ha modellato dei sensi (fra cui la coscienza), i sensi ci modellano il mondo. Se non avessimo del tutto questi sensi, il mondo come ci apparirebbe? È semplice: non ci apparirebbe!

Ma ci sarebbe in sé? Ecco la domanda cruciale. Ovviamente, non potremmo saperlo, perché nessun senso ce lo rivelerebbe. Ma ci sarebbe in sé?

Il fatto è che non possiamo avere un’esperienza di qualcosa in sé, ma solo di ciò che è in relazione con noi come soggetti.

Le cose sono interrelate dinamicamente, e non esistono sole, isolate, prese ad una ad una.

Sarebbe come prendere un singolo neurone del cervello e pretendere che funzionasse. Non potrebbe funzionare; può funzionare solo se è una rete. Da solo non funzionerebbe, non servirebbe a nulla. E non solo il nostro cervello funziona perché ha tanti neuroni collegati in una rete, ma, a quanto pare, anche l’universo funziona perché è una gigantesca rete.

Allora, alla domanda delle domande - se il mondo esisterebbe in mancanza dell’osservatore – bisogna rispondere di no. Esattamente come nell’antinomia soggetto/oggetto: l’oggetto non può esistere se non c’è il soggetto e il soggetto non può esistere se non c’è l’oggetto.

Dunque l’osservatore è essenziale al mondo e il mondo esiste perché c’è l’osservatore. Ma è anche vero che l’osservatore non potrebbe esistere senza il mondo da osservare. Che cosa osserverebbe? Verrebbe meno la sua funzione.

Come al solito, data e conosciuta una polarità, siamo sicuri che l’altra esiste.

Ma noi siamo cocciuti e ci domandiamo: in origine, quale unità si biforca in due? Domanda insensata perché quell’uno non esisterebbe più. Si sarebbe frammentato e perso nella molteplicità.

E così arriviamo a un’altra antinomia: uno/molteplicità. L’uno non può esistere senza la molteplicità, ma la molteplicità non può esistere senza l’uno. E, siccome noi conosciamo in concreto la molteplicità, dobbiamo concludere che esiste in concreto l’uno.

In conclusione, il soggetto animale, l’osservatore del mondo, il testimone, non è solo un prodotto del mondo, ma è ciò per cui esso appare.

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