lunedì 29 gennaio 2024

La varietà delle antinomie

 

Conoscendo questa legge dell’oscillazione complementare, è possibile intervenire per influenzarla a nostro favore? Prendiamo per esempio l’antinomia agitazione/calma. Noi sappiamo che esistono entrambe e che sono collegate. Ma possiamo intervenire sull’agitazione per indurre la calma? Certamente sì: sia perché dopo l’agitazione si produrrà comunque la calma sia perché, conoscendo la legge dell’oscillazione, possiamo passare più velocemente dall’una all’altra, senza aspettare il ritmo naturale. La presa di coscienza mi aiuta. Lo stesso per il dolore: posso trasformarlo in piacere? Certamente sì, perché i due poli sono strettamente collegati, come ben sanno tanti sadici o masochisti.

Come non possiamo evitare la morte, così non possiamo evitare la vita. Riflettiamo su questo pensiero. Questo vuol dire che siamo sottoposti a un ciclo continuo di nascita/morte, perché non possiamo sfuggire al pendolo delle antinomie. La buona notizia è che l’aldiqua è antinomico all’aldilà, che così resta dimostrato.

Impossibile, però, dire come sarà questo aldilà. Sappiamo che deve esistere, perché conosciamo e sperimentiamo l’aldiqua, il mondo.

Attenti comunque alle false antinomie: uno dei due poli dev’essere ben sperimentato e conosciuto, senza ombra di dubbio. Se per esempio prendo l’antinomia dio/diavolo, nessuno dei due è sperimentabile e, di conseguenza, è più probabile che appartengano al mondo dei concetti mitologici, astratti o teorici.

Anche certe antinomie come bene/male non sono obiettive perché sono giudizi umani. In realtà, per la natura, esiste solo l’utile o l’inutile, il funzionale o il disfunzionale, l’adattato o il disadattato. Quindi l’utile, il funzionale e l’adattato sono bene. Il resto è un insuccesso e quindi male o superfluo. Quindi anche la distruzione, il conflitto, la malattia, l’invecchiamento o la morte sono bene. Noi, invece, adottiamo una scala di valori diversa, antropomorfa, e non possiamo pretendere che sia oggettivamente valida.

Ci sono antinomie che hanno un senso solo per noi, ma sono prive di senso per la natura. Sopra/sotto, alto/basso, centro/periferia, uguale/diverso, ecc. hanno un’applicazione puramente convenzionale, ma non universale. Su scala universale non significano niente. Siamo nel mondo del relativo.

Invece altre antinomie, come caldo/freddo, maschio/femmina, piacere/dolore o vita/morte, valgono qui come in qualunque parte dell’universo. Se ti pianto un chiodo in una mano, ti farà male anche in un’altra galassia. Se ti porto sul ghiaccio, avrai freddo dappertutto. Se ti porto in una stella di fuoco, avrai caldo, ovunque tu sia. Nascita e morte sono universali. Il maschile e il femminile sono validi ovunque vi sia una riproduzione sessuale.

Altre antinomie appartengono al mondo dei sentimenti o delle emozioni e quindi sono reali solo nel mondo interiore o in quello delle relazioni. C’è però l’antinomia amore/odio che può essere vista come un aspetto particolare dell’antinomia universale attrazione/repulsione.

Insomma le antinomie sono molto diverse, ma funzionano tutte allo stesso modo, dinamico, oscillatorio, complementare e creativo. Sono creative nel senso che una polarità dà vita all’altra e resta indissolubilmente legata. E non puoi avere l’una senza l’altra.

In realtà è come una strada che si biforca come una “Y”; per quanto le biforcazioni siano due, hanno un’origine comune. Come nel mito di Platone, sono una sfera che è stata divisa in due parti, che si cercano e si determinano a vicenda. Al punto che se sei sicuro che c’è l’una, sei sicuro che c’è altra.

Quello che voglio dire è che, in tanti casi, non si tratta di un gioco di parole, ma di un gioco della vita/morte, la nostra realtà.

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