Quando dall’uno nasce il due, proprio in quell’attimo si creano il mondo e la coscienza – dove tutte le forze sono a due a due, opposte ma complementari.
Attrazione e repulsione, particelle
e antiparticelle, materia e antimateria, inspirazione ed espirazione, due
occhi, due braccia, due gambe, due emisferi cerebrali, due tempi (passato e
futuro), due sessi, ecc.
Non esistono in natura animali con
tre gambe, perché la base di ogni essere vivente è la simmetria bilaterale, che
“permette, partendo dallo zigote, di creare
un individuo speculare, con le due parti del corpo (quasi)
identiche (ma con funzioni complementari). Metà corpo è praticamente uguale
all’altra metà e, così facendo, è impossibile che una specie possa avere un
numero dispari di arti.”
Ma questa simmetria bilaterale
indica qualcosa di più profondo: la complementarietà delle due parti di un
individuo è un riflesso della complementarietà di tutta la natura, che presenta
sempre due forze contrapposte, ma indissolubilmente unite. Un caso tipico è
quello della respirazione (inspirazione/espirazione) o quella del
maschio/femmina. Una forza, da sola, non potrebbe fare nulla.
Le forze devono essere a coppie, contrapposte
ma complementari. Per esempio, è evidente a tutti che i sessi del maschio e
della femmina sono l’uno il rovescio dell’altro. Ma da soli non potrebbero
generare niente. Devono riunirsi e combaciare per dar vita a qualcosa.
Ed è così dappertutto, tanto che
noi indichiamo perfino le spine, le viti, le congiunzioni o le prese come
maschio o femmina.
Però si può andare più a fondo e
scoprire che all’inizio il modello è unitario (anche gli uomini hanno i seni!)
e che si differenza in due in un secondo momento. L’uno diventa due.
Il positivo e il negativo, il sì e
il no, l’inizio e la fine, la vita e la morte, ecc., sono al principio una
stessa unità che poi si differenzia. Questo ci dice perché le coppie di forze
contrapposte sono parte di un unico ciclo o processo. Nel simbolo dello
yang/yin le due forze sono antagoniste, ma indissolubilmente legate l’una
all’altra. Questo ci spiega anche l’origine della coscienza, che cela in realtà
uno sdoppiamento di forze in un unico individuo. Siamo sempre due individui in uno. Abbiamo sempre due cervelli
(emisferi cerebrali).
In tal senso potremmo dire che la
coscienza è in realtà una degenerazione di un’unità. E che potremmo benissimo
farne a meno, se potessimo intuire direttamente.
È la coscienza che crea il mondo
dualistico e il mondo dualistico plasma a sua volta la coscienza. La nostra
coscienza e i nostri concetti possono definire una cosa solo in relazione a
un’altra, ossia nascono in coppie uguali e contrapposte come la realtà fisica
di materia e antimateria. E non poteva che essere così visto che conoscere e
apparire seguono lo stesso processo di sdoppiamento di poli opposti ma
complementari.
Pensate che l’universo si è
sviluppato improvvisamente in meno di un secondo, producendo radiazioni e
materia. E, nel giro di pochi minuti, ha prodotto i primi elementi, Poi, in una
decina di minuti, si è raffreddato formando i primi neutroni ed elettroni che, dopo
centinaia di milioni di anni, hanno dato vita alle stelle e alle galassie. Ma
ciò che conta è che i punti che erano in contatto si sono separati a distanze
talmente grandi che la luce emessa nei successivi 13,8 miliardi di anni non ha
ancora avuto il tempo di viaggiare da un punto all’altro.
In questa inflazione/sdoppiamento
ha avuto origine il nostro mondo, con una coscienza che nasce proprio dal dualismo/divisione
delle cose
Qui arriviamo a un punto molto
importante, in quanto la conoscenza può essere creativa. Ciò che conosciamo, in
realtà lo creiamo. Tutti gli oggetti del nostro mondo sono creati dal processo
conoscitivo. Gli ominidi che conobbero l’esigenza del primo martello o della
prima ruota crearono questi due oggetti, che già esistevano ma non in quella
funzione. Gli uomini che sentirono l’esigenza di volare crearono l’aereo. Gli
uomini che sentirono l’esigenza dell’elettro-magnetismo o dell’energia
nucleare, diedero vita a dispositivi che producevano quelle forze. Quelle cose
già esistevano in natura, ma non in quella funzione.
Se non ci credete, pensate al caso
limite dell’artista che crea direttamente ciò che conosce/intuisce. Non è un
atto di magia, ma un atto di creazione. Una materia informe prende forma e
vita, come in ogni processo creativo.
Prima c’è un’idea/immagine e poi c’è
la cosa.
E il processo avviene ancora oggi,
per esempio con i dispositivi elettronici. Prima l’immagine e poi la cosa.
Ma non è possibile passare
direttamente dal semplice pensiero alla cosa? Nel campo degli oggetti,
certamente no: ci vuole la mediazione di qualche materia. Ma nel campo degli
avvenimenti, forse sì.
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