martedì 4 aprile 2023

La sorgente della coscienza

 

Quando le religioni insistono tanto sulla fede vuol dire che non possono dimostrare niente di quel che dicono. Infatti, se potessero dimostrarlo, non ci sarebbe bisogno di fede.

Noi non abbiamo bisogno di fede perché partiamo da ciò che è verificabile: il nostro senso di esistere. Questa è l’unica certezza che abbiamo. Dunque è questa sensazione che dobbiamo adorare, non un dio di cui non sappiamo niente.

Anzi, se non avessimo questa coscienza, non penseremmo neppure a dio.

La vera divinità, il miracolo, è la coscienza. Che appare spontaneamente a un certo punto della nostra vita come risultato della materia che si organizza e si affina.

È su questa che dobbiamo meditare, non su dio. Il vero dio di questo mondo è la coscienza. E' piccola come un atomo, ma contiene un universo.

Restiamo dunque assorti nella coscienza, che, pur nascendo dalla materia (nutrimento), è qualcosa che non si vede e non si tocca. È invisibile.

Quando appare la coscienza, appare anche il mondo. Quindi, se vogliamo conservare l’idea di dio, possiamo concludere che il dio di questo mondo è la coscienza. Ma, siccome dio e la coscienza sono la stessa cosa. Possiamo anche dire che anche noi siamo dio, il quale non è qualcosa d’altro da noi, separato da noi.

Non venerate qualche statua sugli altari o qualche idea della vostra mente. Venerate la coscienza che è in voi.

Grazie alla coscienza che è nel corpo, dio è in voi e potete fare esperienza del mondo e di voi stessi.

La coscienza però è pur sempre una forma di scissione: un soggetto che sa di esistere  si divide in due – quello che sa e ciò che è saputo, il conoscente e il conosciuto.

C’è sempre una differenza fra il soggetto che è cosciente e il soggetto che è conosciuto. Sono due io differenti e non coincidenti. Se diciamo, pensiamo o sentiamo: “Io sono me stesso”, poniamo già due soggetti. Il primo è imprendibile e il secondo è già un oggetto.

Ora, quando noi cerchiamo di cogliere il conoscente, scopriamo che non possiamo. Ci sfugge come un’ombra, perché ciò che conosciamo non è più il soggetto conoscente, ma un oggetto. Il dualismo non può essere annullato.

Ma mentre facciamo questo esercizio, ci rendiamo conto che ci sfugge qualcosa. Non sappiamo che cosa, ma è proprio il testimone della coscienza e degli stati di veglia, di sonno e di consapevolezza.

Questo testimone c’era già da prima della nascita della coscienza e del corpo. Poi, per una malaugurata coincidenza, si è spontaneamente incarnato in un corpo e in una coscienza individuale. Ed è quello che si libererà quando la coscienza e il corpo scompariranno.

Noi siamo abituati a identificarci con il corpo e la coscienza individuale. Proviamo invece a identificarci con la coscienza pura, non incarnata. È da lei che veniamo.

La nostra casa.

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