Quando le religioni insistono tanto sulla fede vuol dire che non
possono dimostrare niente di quel che dicono. Infatti, se potessero
dimostrarlo, non ci sarebbe bisogno di fede.
Noi non abbiamo bisogno di fede perché partiamo da ciò che è
verificabile: il nostro senso di esistere. Questa è l’unica certezza che
abbiamo. Dunque è questa sensazione che dobbiamo adorare, non un dio di cui non
sappiamo niente.
Anzi, se non avessimo questa coscienza, non penseremmo neppure a dio.
La vera divinità, il miracolo, è la coscienza. Che appare
spontaneamente a un certo punto della nostra vita come risultato della materia
che si organizza e si affina.
È su questa che dobbiamo meditare, non su dio. Il vero dio di questo
mondo è la coscienza. E' piccola come un atomo, ma contiene un universo.
Restiamo dunque assorti nella coscienza, che, pur nascendo dalla
materia (nutrimento), è qualcosa che non si vede e non si tocca. È invisibile.
Quando appare la coscienza, appare anche il mondo. Quindi, se vogliamo
conservare l’idea di dio, possiamo concludere che il dio di questo mondo è la
coscienza. Ma, siccome dio e la coscienza sono la stessa cosa. Possiamo anche
dire che anche noi siamo dio, il quale non è qualcosa d’altro da noi, separato da
noi.
Non venerate qualche statua sugli altari o qualche idea della vostra
mente. Venerate la coscienza che è in voi.
Grazie alla coscienza che è nel corpo, dio è in voi e potete fare
esperienza del mondo e di voi stessi.
La coscienza però è pur sempre una forma di scissione: un soggetto che
sa di esistere si divide in due – quello
che sa e ciò che è saputo, il conoscente e il conosciuto.
C’è sempre una differenza fra il soggetto che è cosciente e il
soggetto che è conosciuto. Sono due io differenti e non coincidenti. Se
diciamo, pensiamo o sentiamo: “Io sono me stesso”, poniamo già due soggetti. Il
primo è imprendibile e il secondo è già un oggetto.
Ora, quando noi cerchiamo di cogliere il conoscente, scopriamo che non
possiamo. Ci sfugge come un’ombra, perché ciò che conosciamo non è più il
soggetto conoscente, ma un oggetto. Il dualismo non può essere annullato.
Ma mentre facciamo questo esercizio, ci rendiamo conto che ci sfugge
qualcosa. Non sappiamo che cosa, ma è proprio il testimone della coscienza e
degli stati di veglia, di sonno e di consapevolezza.
Questo testimone c’era già da prima della nascita della coscienza e
del corpo. Poi, per una malaugurata coincidenza, si è spontaneamente incarnato
in un corpo e in una coscienza individuale. Ed è quello che si libererà quando
la coscienza e il corpo scompariranno.
Noi siamo abituati a identificarci con il corpo e la coscienza
individuale. Proviamo invece a identificarci con la coscienza pura, non
incarnata. È da lei che veniamo.
La nostra casa.
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