giovedì 20 aprile 2023

Il film della vita

 

Conoscere significa oggettivare, nel senso che la cosa conosciuta deve diventare un oggetto di una conoscenza che ha determinate strutture: per esempio, il dualismo dei concetti, una dialettica dei contrari e l’inserimento in uno spazio-tempo. Questo significa che la nostra mente non conosce le cose in sé, ma cose interpretate. La realtà – al di là di queste categorie - ci sfugge sempre.

Il problema diventa ancora più evidente quando si tratta di conoscere noi stessi.

Noi applichiamo a noi stessi le stesse categorie – quindi gli stessi condizionamenti - che applichiamo a qualsiasi oggetto. Nemmeno il nostro basilare senso di essere è esente da simili condizionamenti, perché l’essere è già un concetto… cui si contrappone subito il suo contrario, il non essere.

Ma noi non siamo in effetti né lo stato di essere né nello stato di non essere, ma un qualcosa che è sia l’uno sia l’altro o nessuno dei due, al di là. È come vedere un film di una vita sapendo che la vita è un’altra cosa. La realtà è imprendibile – possiamo viverla ma non… conoscerla.

Questo vale anche per la nostra identità. La siamo, la viviamo, ma non la conosciamo. Ciò che conosciamo è un’interpretazione, un film… in sostanza una falsificazione.

Ciò che pensiamo non è ciò che siamo.

Convenzionalmente, diciamo che la vita è ciò che va da una nascita a una morte. Ma non sappiamo né ciò che c’era prima della nascita né che cosa ci sarà dopo la morte. Ci immaginiamo solo film.

E questa vita è piena di forme, colori, movimenti, suoni, odori, sapori, pensieri, atti di volizione, atti di coscienza, effetti speciali… un film ancora più completo di quelli che vediamo al cinema – ma pur sempre un film; nel senso che non appena si spegne il proiettore, scompare tutto in un istante.

Il fatto è che ciò  che viviamo e ciò che siamo attualmente è sempre immerso in uno spazio-tempo. Mentre ciò che siamo realmente ne è al di fuori.  

Ciò che cerchiamo, la nostra identità, non può essere un oggetto come gli altri, ma è proprio colui che cerca. Che non possiamo cogliere ora perché siamo immersi nello spazio-tempo creato dalla coscienza. L’unico indizio è il senso di presenza conscia, senza il quale non esisterebbe il mondo.

Dunque la nostra ricerca deve arrivare a domandarsi quale sia la sua origine. Quella noi siamo, cioè la coscienza che cerca se stessa, fino ad arrivare alla consapevolezza senza dualità, alla consapevolezza impersonale, non più legata a un corpo.

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