giovedì 6 aprile 2023

La prova della verità

 

L’errore è considerare Dio come una persona, distinta dal cosmo e da noi. Tutte le persone, umane o divine, sono semplici maschere, apparizioni soggette al tempo e allo spazio, nonché alla coscienza che le immagina e ne fa oggetti di conoscenza. E sono destinate a sparire. Anche gli dei.

La verità-realtà non può essere un oggetto di conoscenza, ma in fondo è la pura soggettività. È colui che cerca, non certo l’oggetto trovato.

Il divino è la pura soggettività, al di fuori dello spazio-tempo. Ed è il nostro Sé.

Se proprio vogliamo conservare il concetto di Dio, dobbiamo considerarlo non una persona, ma uno stato dell’essere.

E tuttavia la parola “essere” è sbagliata, perché Dio o il Sé sono al di là dell’essere e del non essere, dell’esistere o del non esistere.

La verità-realtà non può essere detta e non ha bisogno neppure di esistere o di essere.

Come possiamo allora concepirla?

Non lo possiamo. Tutt’al più possiamo indicarla con un gesto o con un grido. Qualcosa al di fuori dei nostri concetti.

Siamo in una situazione paradossale: è come se un’ombra cercasse di dimostrare la sostanza di cui è ombra.

Può solo dire: se io sono un’ombra, ci dev’essere qualcosa che mi proietta.

Dal falso desumiamo il vero. Ma dobbiamo per questo riconoscere il falso, riconoscere che siamo ombre e che viviamo in un mondo di ombre, di apparizioni inconsistenti, di illusioni, di sogni.

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