Non diciamo “sto per essere”, ma “io sono”: il
che significa che tutto avviene spontaneamente, senza che ne siamo consapevoli.
Nell’Assoluto appare un’increspatura, che è l’
“io sono”: quindi appare la coscienza, con lo spazio-tempo, il dualismo, il
mondo, ecc.
Prima non c’era.
Questa sensazione di essere è in tutti gli
esseri, seppur a livelli differenti. E con essa incomincia la frammentazione,
la moltiplicazione, la differenziazione, il piacere e il disagio. Un
traboccare, un’emanazione, come la luce del sole.
La luce appare perché c’è il sole, ma il sole
senza luce non è il sole.
Dove si situa da quel momento l’Origine?
Rimane lì dov’era, senza nascita e senza
morte, ma anche nella forza della vita, nell’ “io sono”, nel principio interiore
di tutti.
Ecco perché è necessario, per ritornare alla
Fonte, risalire al senso dell’ “io sono”. Quella è la porta.
L’ “io sono” è un’interfaccia fra due
dimensioni: la coscienza normale e la consapevolezza assoluta, la differenziazione
e la coincidenza.
Possiamo conoscere solo ciò che è diverso da
noi, da qui il dualismo. Quindi non possiamo conoscere con la mente razionale
noi stessi. Quello che conosciamo è un corpo-mente-coscienza che esiste nello
spazio-tempo, ma non lo stato
precedente.
Il mondo nasce nella e dalla violenza (big bang,
un’esplosione apocalittica), continua nella violenza (contese, guerre,
contrapposizioni, competizioni, rivalità…) e finisce nella violenza (morte).
Voi credete possibile che sia stato creato da un dio buono?
Molti credono che la morte sia andare in un
altro posto: da qui a là. Ma così ci sarebbe ancora uno spazio-tempo, il
dualismo, ecc.
Quando entri in un sogno, vai forse in qualche
luogo concreto?
Stabilizzati nello stato precedente all’esistenza,
che è sempre qui e ora.
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