sabato 8 aprile 2023

Chi siamo?

 

Chissà chi siamo veramente? Il neonato che piange e dipende in tutto e per tutto dai genitori, il bambino che si perde nei giochi, il ragazzo che va malvolentieri o volentieri a scuola, l’adolescente che incomincia a sentire gli impulsi sessuali, il giovane che cerca una compagna e deve trovare un lavoro, l’uomo che passa gran parte della sua vita a lavorare e a sostenere una famiglia, l’anziano che incomincia ad avvertire le ombre della sera, il vecchio che deve combattere contro le malattie o quello che giace impotente in un letto d’ospedale?

La nostra identità si modifica di continuo e di conseguenza i nostri pensieri, le nostre convinzioni e i nostri sentimenti. Il senso dell’io o dell’ “io sono”, la nostra sensazione di essere, si colora di emozioni diverse nel corso delle età, pur  rimanendo apparentemente sempre lo stesso, almeno finché scompare di fronte a qualche malattia del cervello o alla morte. Fine della coscienza, con il suo mondo duale, fatto di contrasti e di separazioni.

Che cosa rimane, allora, della nostra identità?

Dovremmo dire che non è più nella dimensione dell’esistere e neppure dell’essere. Non è più. Senza coscienza, non esistono né il mondo, né l’io, né dio. E a noi che cosa succede?

Qualcuno parla di un’anima immortale, di un corpo sottile o di un dio che ci salva dalla scomparsa definitiva, non si sa come. Ma nessuno ha mai visto una coscienza sopravvivere senza un corpo.

La nostra mente si chiede angosciata che cosa rimanga e se qualcosa rimanga. Ma l’enigma si risolve proprio con la scomparsa della mente e delle sue domande, perché ciò che cerchiamo è proprio ciò che cerca.

In sostanza, con la morte scompare ogni concetto, ogni fantasia, ogni senso di esistere in modo separato, ogni coscienza.

Evidentemente, quella coscienza non era reale. Ma una specie di sogno ad occhi aperti.

Allora ci risveglieremo e scopriremo che non abbiamo bisogno di esistere… per “essere”.

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