Noi avanziamo una scoperta dietro l'altra, una conoscenza dietro l'altra, un'informazione dietro l'altra, ma la conclusione la sappiamo già: tutto è uno, tutto è relazione, il tempo è un'illusione non necessaria. E' come un rotolo, un papiro, che si svolge a poco a poco, svelandoci la sua unitarietà. Tu stesso sei l'uno che gioca a frammentarsi, separandosi e riunificandosi. Un puzzle o un caleidoscopio che ora appare in tanti pezzi ma il cui disegno è unico.
Se volessimo risparmiare tempo, sforzi, riunificazioni, delusioni, dovremmo metterci a pensare in modo unitario evitando le compartimanzioni. Alla fine ogni forza, ogni processo, ogni ente è connesso agli altri.
Più che la conoscenza razionale, passo passo, dovremmo sviluppare l'intuizione, la meditazione e saper vedere ciò che unisce, ovvero l'unione di ogni cosa.
A questo punto vorrei ricordare la modernità della meditazione buddhista che trascende spazio e tempo e si basa su concetti profondi come l'impermanenza, l'interconnessione e la natura illusoria del tempo. Nel buddhismo, il tempo non è visto come una linea retta, ma come un ciclo interconnesso, dove passato, presente e futuro coesistono.
Vorrei ricordare i livelli di coscienza, ovvero i quattro stati di coscienza che vanno oltre la percezione ordinaria:
Stato di veglia consapevole – Il primo passo è mantenere una consapevolezza ininterrotta durante la vita quotidiana, osservando pensieri ed emozioni senza attaccamento.
Sogno lucido – Il praticante impara a mantenere la consapevolezza anche durante il sogno, riconoscendo la natura illusoria della realtà onirica.
Consapevolezza nel sonno profondo – In questo stadio, la coscienza rimane vigile anche durante il sonno senza sogni, testimoniando la vastità della mente senza forma.
Stato non-duale – Il livello più avanzato, in cui il praticante sperimenta l’unità di tutte le cosr, senza separazione tra sé e il mondo.
Ma non è finita. Nella meditazione o assorbimento ci sono otto stadi. E vi prego di notare gli ultimi quattro:
Gli **otto jhāna** (o dhyāna) sono stati di meditazione profonda descritti nel buddhismo, che portano il praticante a livelli sempre più raffinati di concentrazione e consapevolezza. Questi stati sono suddivisi in **quattro jhāna materiali** e **quattro jhāna immateriali**, e rappresentano un percorso di purificazione della mente.
### **I quattro jhāna materiali**
1. **Primo jhāna** – Caratterizzato da pensiero applicato e sostenuto, gioia e piacere derivanti dal distacco dai desideri sensoriali.
2. **Secondo jhāna** – Il pensiero si dissolve, lasciando solo gioia e piacere più raffinati.
3. **Terzo jhāna** – La gioia si attenua, lasciando spazio a una profonda equanimità e tranquillità.
4. **Quarto jhāna** – Stato di pura equanimità e consapevolezza, senza piacere né dolore.
### **I quattro jhāna immateriali**
5. **Sfera dello spazio infinito** – La mente trascende la forma e si concentra sull’infinità dello spazio.
6. **Sfera della coscienza infinita** – La consapevolezza si espande, percependo l’infinità della coscienza.
7. **Sfera del nulla** – La mente si focalizza sull’assenza di ogni fenomeno.
8. **Sfera né percezione né non-percezione** – Stato estremamente sottile, vicino alla cessazione completa della coscienza.
Questi stati di meditazione sono considerati strumenti per affinare la mente e avvicinarsi alla liberazione. Ma sono comunque stadi che annullano, identificano o trascendono le nostre nozioni di spaziotempo, di coscienza separata, di divisione tra i fenomeni e di "percezione e non-percezione".
E' come riconoscere che alla fine rimane solo la consapevolezza dell'informazione come unica realtà. Né io né Dio. O tutto-Dio.
Ecco come ChatGPT descrive gli otto stadi:
Gli otto Jhāna (in sanscrito Dhyāna) sono stati profondi di meditazione descritti nel Buddhismo, soprattutto nella tradizione Theravāda. Si tratta di livelli sempre più sottili di concentrazione e assorbimento mentale, raggiunti attraverso la meditazione concentrativa (samatha). Vengono divisi in quattro jhāna materiali (rupa jhāna) e quattro immateriali (arupa jhāna).
🧘♂️ I QUATTRO PRIMI JHĀNA (Forma/Rūpa)
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Primo Jhāna
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Caratteristiche: presenza di pensiero applicato (vitakka), pensiero sostenuto (vicāra), gioia (pīti), piacere (sukha) e concentrazione unificata (ekaggatā).
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Descrizione: mente focalizzata, ancora attiva con pensieri leggeri e grande entusiasmo.
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Secondo Jhāna
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Caratteristiche: abbandono del pensiero; restano gioia, piacere e unificazione.
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Descrizione: concentrazione più profonda, silenzio mentale, beatitudine più intensa.
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Terzo Jhāna
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Caratteristiche: abbandono della gioia; resta il piacere fisico e la piena equanimità (upekkhā).
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Descrizione: distacco emotivo, pace stabile, osservazione lucida.
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Quarto Jhāna
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Caratteristiche: solo equanimità e chiarezza mentale; anche il piacere è trasceso.
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Descrizione: perfetto equilibrio, mente immobile, pura consapevolezza neutra.
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☁️ I QUATTRO JHĀNA IMMATERIALI (Arūpa)
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Spazio Infinito
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Meditazione su: l’infinità dello spazio dopo aver lasciato il corpo come oggetto.
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Esperienza: coscienza si espande oltre ogni limite fisico.
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Coscienza Infinita
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Meditazione su: l’infinità della coscienza che percepisce lo spazio.
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Esperienza: dissoluzione della distinzione tra soggetto e oggetto.
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Nulla
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Meditazione su: l’assenza di oggetti, la vacuità.
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Esperienza: percezione del “non c'è nulla”.
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Né Percezione Né Non-Percezione
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Stato estremamente sottile, quasi inconcepibile.
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Esperienza: la coscienza non è del tutto presente né del tutto assente — liminale.
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📌 Scopo
Nei testi buddhisti, i jhāna non sono fini a sé stessi: sono strumenti per sviluppare vipassanā (visione profonda) e raggiungere il Nibbāna, la liberazione dal ciclo della sofferenza.
Il Buddhismo parla di "liberazione dal ciclo della sofferenza". Ma si potrebbe parlare di liberazione dal senso di separazione.
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