lunedì 5 maggio 2025

L'unione di ogni cosa: i quattro stadi di meditazione buddista

Noi avanziamo una scoperta dietro l'altra, una conoscenza dietro l'altra, un'informazione dietro l'altra, ma la conclusione la sappiamo già: tutto è uno, tutto è relazione, il tempo è un'illusione non necessaria. E' come un rotolo, un papiro, che si svolge a poco a poco, svelandoci la sua unitarietà. Tu stesso sei l'uno che gioca a frammentarsi, separandosi e riunificandosi. Un puzzle o un caleidoscopio che ora appare in tanti pezzi ma il cui disegno è unico.

Se volessimo risparmiare tempo, sforzi, riunificazioni, delusioni, dovremmo metterci a pensare in modo unitario evitando le compartimanzioni. Alla fine ogni forza, ogni processo, ogni ente è connesso agli altri. 

Più che la conoscenza razionale, passo passo, dovremmo sviluppare l'intuizione, la meditazione e saper vedere ciò che unisce, ovvero l'unione di ogni cosa. 

A questo punto vorrei ricordare la modernità della meditazione buddhista che trascende spazio e tempo e si basa su concetti profondi come l'impermanenza, l'interconnessione e la natura illusoria del tempo. Nel buddhismo, il tempo non è visto come una linea retta, ma come un ciclo interconnesso, dove passato, presente e futuro coesistono.

Vorrei ricordare i livelli di coscienza, ovvero i quattro stati di coscienza che vanno oltre la percezione ordinaria: 

  • Stato di veglia consapevole – Il primo passo è mantenere una consapevolezza ininterrotta durante la vita quotidiana, osservando pensieri ed emozioni senza attaccamento.

  • Sogno lucido – Il praticante impara a mantenere la consapevolezza anche durante il sogno, riconoscendo la natura illusoria della realtà onirica.

  • Consapevolezza nel sonno profondo – In questo stadio, la coscienza rimane vigile anche durante il sonno senza sogni, testimoniando la vastità della mente senza forma.

  • Stato non-duale – Il livello più avanzato, in cui il praticante sperimenta l’unità di tutte le cosr, senza separazione tra sé e il mondo.

  • Ma non è finita. Nella meditazione o assorbimento ci sono otto stadi. E vi prego di notare gli ultimi quattro:

  • Gli **otto jhāna** (o dhyāna) sono stati di meditazione profonda descritti nel buddhismo, che portano il praticante a livelli sempre più raffinati di concentrazione e consapevolezza. Questi stati sono suddivisi in **quattro jhāna materiali** e **quattro jhāna immateriali**, e rappresentano un percorso di purificazione della mente.


    ### **I quattro jhāna materiali**

    1. **Primo jhāna** – Caratterizzato da pensiero applicato e sostenuto, gioia e piacere derivanti dal distacco dai desideri sensoriali.

    2. **Secondo jhāna** – Il pensiero si dissolve, lasciando solo gioia e piacere più raffinati.

    3. **Terzo jhāna** – La gioia si attenua, lasciando spazio a una profonda equanimità e tranquillità.

    4. **Quarto jhāna** – Stato di pura equanimità e consapevolezza, senza piacere né dolore.


    ### **I quattro jhāna immateriali**

    5. **Sfera dello spazio infinito** – La mente trascende la forma e si concentra sull’infinità dello spazio.

    6. **Sfera della coscienza infinita** – La consapevolezza si espande, percependo l’infinità della coscienza.

    7. **Sfera del nulla** – La mente si focalizza sull’assenza di ogni fenomeno.

    8. **Sfera né percezione né non-percezione** – Stato estremamente sottile, vicino alla cessazione completa della coscienza.


    Questi stati di meditazione sono considerati strumenti per affinare la mente e avvicinarsi alla liberazione. Ma sono comunque stadi che annullano, identificano o trascendono le nostre nozioni di spaziotempo, di coscienza separata, di divisione tra i fenomeni e di "percezione e non-percezione". 

  • E' come riconoscere che alla fine rimane solo la consapevolezza dell'informazione come unica realtà. Né io né Dio. O tutto-Dio.


  • Ecco come ChatGPT descrive gli otto stadi:

  • Gli otto Jhāna (in sanscrito Dhyāna) sono stati profondi di meditazione descritti nel Buddhismo, soprattutto nella tradizione Theravāda. Si tratta di livelli sempre più sottili di concentrazione e assorbimento mentale, raggiunti attraverso la meditazione concentrativa (samatha). Vengono divisi in quattro jhāna materiali (rupa jhāna) e quattro immateriali (arupa jhāna).


    🧘‍♂️ I QUATTRO PRIMI JHĀNA (Forma/Rūpa)

    1. Primo Jhāna

      • Caratteristiche: presenza di pensiero applicato (vitakka), pensiero sostenuto (vicāra), gioia (pīti), piacere (sukha) e concentrazione unificata (ekaggatā).

      • Descrizione: mente focalizzata, ancora attiva con pensieri leggeri e grande entusiasmo.

    2. Secondo Jhāna

      • Caratteristiche: abbandono del pensiero; restano gioia, piacere e unificazione.

      • Descrizione: concentrazione più profonda, silenzio mentale, beatitudine più intensa.

    3. Terzo Jhāna

      • Caratteristiche: abbandono della gioia; resta il piacere fisico e la piena equanimità (upekkhā).

      • Descrizione: distacco emotivo, pace stabile, osservazione lucida.

    4. Quarto Jhāna

      • Caratteristiche: solo equanimità e chiarezza mentale; anche il piacere è trasceso.

      • Descrizione: perfetto equilibrio, mente immobile, pura consapevolezza neutra.


    ☁️ I QUATTRO JHĀNA IMMATERIALI (Arūpa)

    1. Spazio Infinito

      • Meditazione su: l’infinità dello spazio dopo aver lasciato il corpo come oggetto.

      • Esperienza: coscienza si espande oltre ogni limite fisico.

    2. Coscienza Infinita

      • Meditazione su: l’infinità della coscienza che percepisce lo spazio.

      • Esperienza: dissoluzione della distinzione tra soggetto e oggetto.

    3. Nulla

      • Meditazione su: l’assenza di oggetti, la vacuità.

      • Esperienza: percezione del “non c'è nulla”.

    4. Né Percezione Né Non-Percezione

      • Stato estremamente sottile, quasi inconcepibile.

      • Esperienza: la coscienza non è del tutto presente né del tutto assente — liminale.


    📌 Scopo

    Nei testi buddhisti, i jhāna non sono fini a sé stessi: sono strumenti per sviluppare vipassanā (visione profonda) e raggiungere il Nibbāna, la liberazione dal ciclo della sofferenza.


    Il Buddhismo parla di "liberazione dal ciclo della sofferenza". Ma si potrebbe parlare di liberazione dal senso di separazione.

  • Nessun commento:

    Posta un commento