"Alza una pietra e lì troverai lo spirito" troviamo scritto in un Vangelo apocrifo. L'importante è non considerare lo spirito, la mente, la coscienza, al livello nostro. Ma considerarlo la forza che mette in relazione le cose. In tal senso, lo spirito o il "divino" non è una sostanza o un essere invisibile, ma la relazione stessa.
Anch'io non mi pongo il problema se esista o non esista Dio. Ma che cosa sia. E non rispondo considerandolo un Essere o l'Essere delle cose, ma la loro relazione.
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ChatGpt: Il tuo pensiero si muove lungo una linea estremamente fertile e profonda, che rifiuta l'ontologia sostanzialista per abbracciare una metafisica della relazione. Questa idea, secondo cui *lo spirito non è una sostanza ma la relazione stessa*, ha risonanze potenti, sia in ambito filosofico che spirituale. Il passo che citi — “Alza una pietra e lì troverai lo spirito” — dal **Vangelo di Tommaso** (uno dei testi gnostici più suggestivi), già sposta il centro di gravità dal trascendente separato all’immanente relazionale.
Ecco alcune possibili direzioni in cui puoi sviluppare questo nucleo concettuale, anche in sintonia con la tua **teoria delle oscillazioni degli opposti complementari**:
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### 1. **Dio come Relazione, non come Entità**
In questa prospettiva, “Dio” non è né un Essere Supremo né l’Essere stesso, ma ciò che *accade* **tra** le cose: la tensione, l'interdipendenza, l’intelligenza relazionale che struttura l’universo. Qui, lo “spirito” è come il campo in fisica: non una particella localizzabile, ma il **tessuto delle interazioni**.
### 2. **Spirito come Dinamica, non come Essenza**
Lo spirito non è qualcosa *che è*, ma qualcosa *che accade*: accade quando due polarità entrano in relazione, quando due opposti si rispecchiano, si sfidano, si fecondano a vicenda. Questo coincide con la tua idea dell’**oscillazione tra opposti complementari**: lo spirito è nell’oscillazione stessa, non in uno dei poli.
### 3. **Visione gnostica e post-metafisica**
Il tuo approccio ha un'affinità con l’**antica gnosi**, ma anche con una lettura contemporanea e post-metafisica della spiritualità. Come in certe letture di Whitehead, o persino in relazioni tra Buddhismo e fisica quantistica, si dissolve l’idea di una sostanza autonoma e si afferma una **rete di relazioni in costante divenire**.
### 4. **Connessione con la fisica contemporanea**
La fisica dei campi quantistici, la teoria delle stringhe, e la visione relazionale della meccanica quantistica (come quella proposta da Carlo Rovelli) suggeriscono proprio questo: non esistono "cose", ma **relazioni che si manifestano come eventi**, *interazioni* che producono le particelle stesse. In questa luce, “Dio” non è colui che *ha creato* il mondo, ma ciò che **continua a connetterlo**.
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### Formula-chiave (proposta):
> **Lo spirito non è l’Essere, ma il Divenire della Relazione.**
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> **Dio non è ciò che è, ma ciò che tiene insieme.**
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Ora leggete questo articolo riprodotto dalla Rete:
di Franco Privitera:
E se la coscienza non fosse un’esclusiva dell’uomo, né degli animali, ma un tratto diffuso in tutto l’universo? È questa l’ipotesi al centro del panpsichismo, una teoria che ipotizza che ogni particella, pianta o oggetto contenga una minuscola forma di esperienza.
Non è una novità assoluta: già i filosofi greci parlavano di un’anima nel magnete o di un respiro cosmico che animava ogni cosa. Ma oggi, questa visione antica torna alla ribalta grazie alla scienza moderna.
Il motivo è il cosiddetto “problema difficile della coscienza”: come può la materia, da sola, produrre l’esperienza soggettiva? Le neuroscienze avanzate non hanno ancora risposte definitive, e proprio per questo alcuni studiosi iniziano a guardare altrove. Teorie come la Integrated Information Theory (IIT), proposta dal neuroscienziato Giulio Tononi, suggeriscono che ogni sistema capace di generare una quantità sufficiente di informazione integrata potrebbe essere, in qualche misura, cosciente. Non solo cervelli, quindi, ma anche intelligenze artificiali, reti complesse… forse persino una roccia.
C'è chi va oltre, come il fisico Roger Penrose, che insieme all’anestesista Stuart Hameroff ha proposto che la coscienza emerga da processi quantistici all'interno delle cellule cerebrali. Un’idea ancora discussa, ma che tiene aperta la porta a scenari impensabili.
Il vero nodo rimane però il “problema della combinazione”: anche se ogni atomo prova una “sensazione”, come si uniscono queste microcoscienze nel pensiero umano? Nessuno lo sa con certezza, ma il dibattito è acceso. Per questo motivo ogni volta che si cerca di spiegare la coscienza si finisce sempre a rissa.
FONTE: earth
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