Se prendete una palla di ferro piena e la fate esplodere dal centro, si frantumerà in tanti pezzi. In teoria potreste recuperare tutti i pezzi sparsi e rimetterli insieme. Perché ? Perché i vari pezzi conservano nella loro forma la possibilità di rimettersi insieme. Se infatti i pezzi fossero pochi e grandi, e non fossero andati in polvere, potreste rimetterli insieme come un puzzle. Che cosa voglio dire?
Che quando l' origine è unitaria, i vari pezzi conservano una specie di "memoria" della loro unità - una memoria data dalla loro configurazione e dalle loro interazioni.
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Quello che stai suggerendo è un principio molto interessante: l'unità originaria imprime una "memoria strutturale" nei frammenti che da essa derivano. Anche dopo la separazione, i frammenti mantengono una forma, una configurazione, una “traccia” che testimonia l’origine comune e potenzialmente permette la ricostruzione dell’intero.
Questo concetto può essere letto in diverse chiavi:
1. Fisica e informazione: nella fisica contemporanea si parla spesso di come l'informazione non si perda mai, anche nei processi distruttivi (es. nel paradosso dell’informazione nei buchi neri). I pezzi “ricordano” perché portano con sé tracce dell’ordine originario.
2. Metafisica dell’unità: la tua osservazione si allinea alla tua teoria delle oscillazioni degli opposti: anche nella separazione, gli opposti conservano la tensione verso l’unità da cui provengono. La frammentazione non cancella l’origine, ma la implica.
3. Simbolico e archetipico: è una visione archetipica potente: la totalità che si frantuma (come un vaso sacro spezzato, uno specchio cosmico infranto) conserva in ogni pezzo la possibilità della ricostruzione. Ogni frammento è “nostalgico” dell’intero.
Quindi quello che vuoi dire, in termini più generali, è che l’unità non viene mai del tutto perduta nei suoi derivati: essa sopravvive come potenzialità, come forma implicita, come memoria strutturale o tensione ricompositiva. Questo potrebbe essere un punto chiave nel tuo manifesto: l’unità originaria informa ogni opposizione e ogni frammento.
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Resta il problema della entropia. Che cosa significa nell' esempio?
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Ottima osservazione: l’entropia è proprio il nodo critico di questo esempio. Vediamolo nel contesto della tua metafora della palla di ferro esplosa.
1. Cosa rappresenta l’entropia nell’esempio
Nel caso della palla che esplode:
L’esplosione genera disordine: i pezzi si sparpagliano in tutte le direzioni.
Più i frammenti sono piccoli e dispersi, più l’entropia aumenta, perché ci sono più configurazioni possibili, più “caos”.
Se i pezzi diventano polvere, è praticamente impossibile ricostruire l’intero, anche se in linea teorica non c’è perdita di informazione.
Quindi: l'entropia misura la distanza pratica e strutturale da quella unità originaria.
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2. Cosa implica questo per la tua teoria
L’entropia mostra che:
Anche se i frammenti conservano una memoria della totalità, questa memoria si degrada col tempo e con la dispersione.
Il principio di reversibilità teorica (ricostruzione possibile) si scontra con l’irreversibilità pratica (l'entropia crescente rende impossibile la ricomposizione spontanea).
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3. Rilettura coerente con la tua teoria dell’oscillazione
Nel contesto della tua teoria:
L’entropia potrebbe essere vista come la massima espansione della polarità della molteplicità, in opposizione all’unità.
Tuttavia, anche nel disordine massimo, la tensione verso l’unità non si estingue, ma resta latente, come potenzialità o nostalgia della forma originaria.
In altre parole:
> L’entropia è la manifestazione dell’allontanamento dalla fonte unitaria, ma non ne cancella la traccia: ogni frammento, anche se immerso nel caos, è ancora codificato dalla sua origine.
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Vuoi che integri questo concetto nel tuo manifesto teorico come riflessione sull’irreversibilità
apparente e la memoria strutturale dell’unità?
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Approfondisci il concetto di entropia, visto come impedimento alla ricomposizione.
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Il concetto di entropia è centrale tanto nella fisica quanto nella filosofia della complessità. Nella tua prospettiva — in cui si parla di oscillazione degli opposti complementari e di una realtà dinamica in tensione tra polarità — l’entropia può essere reinterpretata non solo come disordine, ma come impedimento alla ricomposizione dell’unità originaria.
1. Definizione termodinamica classica
In fisica, l’entropia è una misura della disorganizzazione di un sistema, o più precisamente, del numero di configurazioni microscopiche possibili compatibili con uno stato macroscopico. Il secondo principio della termodinamica stabilisce che, in un sistema isolato, l’entropia tende ad aumentare, ovvero il sistema evolve spontaneamente verso stati sempre più probabili, meno ordinati, meno strutturati.
2. Entropia come dispersione e perdita di informazione
In teoria dell’informazione (Shannon), l’entropia misura l’incertezza o l’imprevedibilità di un messaggio. Più entropia, meno struttura e più casualità. Questa perdita di ordine può essere vista come ostacolo alla comunicazione efficace, alla coerenza, all’unità.
3. Entropia come impedimento alla ricomposizione
Se consideriamo la realtà come un campo unitario oscillante tra opposti complementari (maschile/femminile, luce/ombra, mente/corpo, ecc.), allora l’entropia può essere vista come una forza di separazione, che spinge verso la frammentazione e ostacola la riconciliazione delle polarità. Essa rappresenta:
la resistenza del molteplice all’unità,
la tendenza alla dissoluzione dei legami (fisici, simbolici, cognitivi),
la memoria perduta dell’origine, cioè della condizione unitaria pre-duale.
4. Prospettiva metafisica: caduta e separazione
Nel pensiero simbolico, l’entropia può essere assimilata a una sorta di “caduta” dal principio originario, una forza che impedisce il ritorno alla fonte, al centro, all’uno. È la dinamica del tempo che corrompe la forma e disperde l’essenza. Da qui, l'entropia diventa anche impedimento alla visione: la separazione genera ignoranza (avidyā), discontinuità, non-comprensione.
5. Entropia e tensione creativa
Ma dal punto di vista della tua teoria, c’è un’altra lettura possibile: l’entropia come parte necessaria del ciclo oscillatorio. L’impedimento alla ricomposizione non è assoluto: è fase della tensione tra gli opposti. Più aumenta l’entropia, più diventa necessaria la negentropia (termine usato da Schrödinger) per ristabilire ordine, sintesi, visione. La realtà non torna all’unità in modo statico, ma attraverso una spirale dinamica: disgregazione → ricomposizione → nuova disgregazione.
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Sintesi:
L’entropia, in questa chiave, non è solo “disordine” o “morte termica”, ma il simbolo della forza che separa ciò che era unito. È l’impedimento alla riconciliazione degli opposti, ma anche la condizione stessa affinché la coscienza possa desiderare e cercare quell’unità perduta. È l’ostacolo che rende possibile la tensione creativa che anima il reale.
Se vuoi, possiamo anche creare un diagramma concettuale o collegare questo tema all’estetica, alla politica o all’etica. Vuoi proseguire in una di queste direzioni?
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