Resta il fatto
che del Nirvana (Nir-vana = non-vento [che attizzi le fiamme]) deve esserci
qualche esperienza terrena, almeno preliminare e parziale. Altrimenti sarebbe
una semplice fede.
Ora queste
esperienze hanno a che fare con il rilassamento, la quiete, il distacco, la
serenità e la pace che si provano negli stati più avanzati di meditazione.
In meditazione,
infatti, si prova un certo benessere provocato dall’allentamento della tensione
esistenziale, fisica e mentale, e si dovrebbe approdare a uno stato di calma e
a una visione profonda che rientrano più in un lasciar andare che in un’acquisizione,
insomma in una cessazione, in una
liberazione dai legami del mondo e della mente, in un oltrepassamento delle
coppie di opposti.
Se la vita è
tensione o stress, il Nirvana è affrancamento da tutto ciò. Come in un elastico
teso che ritorni al suo punto di partenza. Come in un orgasmo liberatorio che
riporti ad assaporare la distensione.
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