lunedì 3 gennaio 2022

L'avversione per la morte

 

Quasi tutti sono felici quando nasce una nuova vita, ma poi sono infelici quando scompare. È come se la morte fosse la negazione della vita, mentre ne è la premessa, nel senso che sappiamo di essere vivi perché abbiamo l’idea della morte. Ogni giorno moriamo, ogni giorno la morte è accanto a noi – e ogni giorno possiamo morire.

Se nascere ci sembra meraviglioso, morire ci sembra spaventoso. Come mai? Come mai non riusciamo ad accettare la morte? Sembra quasi che sia un incidente, un imprevisto.

Eppure chi mette al mondo la vita, mette al mondo la morte: non ci sono dubbi.

Perché allora questa avversione? Il pacchetto va accettato intero, o entrambe le cose o nessuna.

In realtà le cose non stanno sempre così. L’orrore per la morte precoce è naturale. Ma, quando una persona è vecchia e malandata, ci appare evidente che la morte è necessaria, che la morte è una liberazione.

Allora, noi non vorremmo invecchiare, noi non vorremmo che il tempo passasse. Questa è una verità. Ma, senza tempo, la vita non potrebbe esistere.

Nonostante questa constatazione, contro ogni logica noi non vorremmo morire o vorremmo prolungare la vita ancora di più.

L’ultimo nemico sarà la morte, dice san Paolo. Ma non è vero. Il nemico è la vita stessa, che porta con sé la morte. Eliminate la vita ed eliminerete anche la morte.

Il problema è che noi consideriamo la nascita un’acquisizione e la morte una perdita irreparabile. Da qui il successo delle religioni che ci promettono una resurrezione, una nuova nascita, una nuova vita. Ma il dio della vita non lotta affatto contro il dio della morte – sono due facce della stessa medaglia.

L’acquisizione è quella del corpo, dell’individualità, della coscienza. E la perdita è la fine di tutto ciò, la scomparsa nel nulla. Ma la vera eternità è proprio quella del nulla, non della vita. La vita è un incidente, una parentesi, una separazione, un isolamento.

Quando rientriamo nel nulla, rientriamo nell’eterno - l’eterno non è la vita. La vita è un sogno, un’illusione. E la morte è il risveglio dal sogno dell’esistere, dall’illusone del sé. Può dunque avvenire anche in questa vita, ancor prima della morte fisica.

È il nostro solito dualismo mentale. Vita contro morte, amore contro odio, inizio contro fine, bene contro male… Ma le cose stanno veramente così o siamo noi che dividiamo e contrapponiamo processi che sono unitari?

Sarebbe possibile una mente per cui le cose non siano contrapposte? 

Sì, una mente illuminata – una mente che non provi né attrazione né avversione.

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