Tutti siamo
affamati di percezioni, sensazioni, sentimenti ed emozioni, ma tutti cerchiamo
di eliminare quelle negative e trovare quelle positive. E, a volte, la distinzione
non è chiara. L’ansia, per esempio, è uno stato d’animo che non vorremmo
provare, però è impossibile cancellarla anche dalle esperienze positive, per
esempio dall’amore. Del resto, gli scienziati ci dicono che un po’ d’ansia fa
bene, ci tiene vivi.
È una questione
di misura.
Ma nessuno
vorrebbe provare angoscia, paura, rabbia, odio, ecc. – eppure, dato il
carattere dialettico dell’esperienza, non possiamo eliminarle o farne a meno.
Ci sono dunque
emozioni negative ed emozioni positive. Ci sono sensazioni confuse e
stressanti, e ci sono sensazioni di calma e di pace.
In meditazione
cerchiamo di affinare le emozioni in modo da acquietare l’intero nostro
organismo psico-fisico. Anche la quiete e la serenità sono emozioni, ma non ci
sconvolgono, non ci confondono, non ci travolgono. È un po’ come la musica: ci
sono brani che ci spingono alla pace e altri che suscitano voglia di
combattere.
La meditazione
attrae chi cerca pace e quiete e non piace a chi cerca rumore e agitazione.
Bisogna vedere
che cosa significa “mordere la vita”: muoversi come banderuole al vento
impetuoso che sbatte qua e là, o contemplare placide distese di mare e tramonti
o albe? C’è chi cerca le passioni e chi la calma dalle passioni. C’è chi cerca
il distacco e chi l’attaccamento.
Il meditante
deve assumere la posizione del Testimone o della Sentinella, osservando tutto e
osservandosi continuamente (da fermo e in movimento), e deve mantenere un
minimo di distanza anche da se stesso.
Non smettere mai di osservare e di osservarsi - questa è la base della meditazione e di una vita più consapevole.
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