Quando parlo di
meditazione orientale, forse pochi mi seguono credendo che si tratti di qualche
strana e oscura pratica, adatta a poche persone. Ma se vi parlo di
contemplazione della natura, forse vi renderete conto che tutti hanno un’anima
contemplativa.
A chi non piace
contemplare le albe e i tramonti, i fiumi e i laghi, i boschi e le foreste, i
picchi e le montagne, la pioggia e la neve, il cielo stellato e le praterie, i
deserti e la luna, ecc.? Quando andiamo in vacanza (da vacuum = vuoto) cerchiamo istintivamente ambienti naturali dove
poterci rilassare e ritemprare, non facendo nulla, semplicemente ammirando le
bellezze del luogo. Desideriamo entrare in contatto con Madre Natura e le sue
meraviglie. Così non ci rendiamo conto che la contemplazione è una pratica che
tutti amano.
Certi
spettacoli naturali piacciono a tutti, emozionano tutti. C’è una contemplazione
della natura e c’è una contemplazione naturale.
Dunque gli
uomini sono già portati per la contemplazione e, se ci pensassero un po’,
capirebbero che la meditazione orientale è solo un’estensione di questo impulso
naturale.
Nella
contemplazione, però, c’è una sorta di piacere nostalgico, di malinconia.
Perché emerge subito la consapevolezza che ciò che ammiriamo è destinato a
finire, che tutto passa e che quegli attimi sono irripetibili. Chi ci sarà fra
cinquant’anni seduto su questo tronco a contemplare il paesaggio? E il
paesaggio sarà cambiato? E noi saremo ancora vivi?
Ecco che
passiamo dalla contemplazione alla meditazione: ogni cosa, ogni essere vivente,
ogni attimo è destinato a finire. E anche noi.
Ecco che nasce
l’insoddisfazione, il dolore. Niente continuerà per sempre, nemmeno la Terra,
nemmeno l’Universo. Che ci sarà dopo? Che sarà di noi?
Le religioni
vengono incontro a queste domande angosciose promettendo una vita eterna, una
specie di io che durerà per sempre. Ma la meditazione lo mette in dubbio,
facendo rilevare che si tratta di uno dei tanti attaccamenti - l’attaccamento
alla vita e a noi stessi. E cerca di portarci fin da adesso ad abituarci alla
vera morte, che non è la fine di tutto, ma la fine delle nostre illusioni. Ripuliamo
la mente.
Nessun commento:
Posta un commento