lunedì 17 gennaio 2022

La contemplazione naturale

 

Quando parlo di meditazione orientale, forse pochi mi seguono credendo che si tratti di qualche strana e oscura pratica, adatta a poche persone. Ma se vi parlo di contemplazione della natura, forse vi renderete conto che tutti hanno un’anima contemplativa.

A chi non piace contemplare le albe e i tramonti, i fiumi e i laghi, i boschi e le foreste, i picchi e le montagne, la pioggia e la neve, il cielo stellato e le praterie, i deserti e la luna, ecc.? Quando andiamo in vacanza (da vacuum = vuoto) cerchiamo istintivamente ambienti naturali dove poterci rilassare e ritemprare, non facendo nulla, semplicemente ammirando le bellezze del luogo. Desideriamo entrare in contatto con Madre Natura e le sue meraviglie. Così non ci rendiamo conto che la contemplazione è una pratica che tutti amano.

Certi spettacoli naturali piacciono a tutti, emozionano tutti. C’è una contemplazione della natura e c’è una contemplazione naturale.

Dunque gli uomini sono già portati per la contemplazione e, se ci pensassero un po’, capirebbero che la meditazione orientale è solo un’estensione di questo impulso naturale.

Nella contemplazione, però, c’è una sorta di piacere nostalgico, di malinconia. Perché emerge subito la consapevolezza che ciò che ammiriamo è destinato a finire, che tutto passa e che quegli attimi sono irripetibili. Chi ci sarà fra cinquant’anni seduto su questo tronco a contemplare il paesaggio? E il paesaggio sarà cambiato? E noi saremo ancora vivi?

Ecco che passiamo dalla contemplazione alla meditazione: ogni cosa, ogni essere vivente, ogni attimo è destinato a finire. E anche noi.

Ecco che nasce l’insoddisfazione, il dolore. Niente continuerà per sempre, nemmeno la Terra, nemmeno l’Universo. Che ci sarà dopo? Che sarà di noi?

Le religioni vengono incontro a queste domande angosciose promettendo una vita eterna, una specie di io che durerà per sempre. Ma la meditazione lo mette in dubbio, facendo rilevare che si tratta di uno dei tanti attaccamenti - l’attaccamento alla vita e a noi stessi. E cerca di portarci fin da adesso ad abituarci alla vera morte, che non è la fine di tutto, ma la fine delle nostre illusioni. Ripuliamo la mente.

 

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